Dens dŏlens 424 – La statua di Montanelli…

di MOWA

– Da quando c’è lui… treni in orario, e tutto in ordine!
– Per fare arrivare i treni in orario, però se vogliamo mica c’era bisogno di farlo capo del governo. Bastava farlo capostazione.”(Massimo Troisi ne Il barbiere Camillo del film Le vie del Signore sono finite
)

Ritorna alla ribalta la figura dello scomparso giornalista Indro Montanelli come uomo corretto e da tutelare dopo l’ennesimo episodio d’imbrattamento della statua a lui dedicata nel parco milanese di Porta Venezia.

Una figura storicamente molto controversa e per nulla candida benchè abbia tra i suoi innumerevoli difensori figure di spicco del “mondo che conta” della società meneghina e non solo.

Un reazionario a tutto tondo che non ha mai dichiaratamente rinnegato la sua provenienza politica ma, soprattutto, che aveva la sfrontataggine di modificare i racconti che lo riguardavano da vicino come nel caso del suo “sposalizio” con la giovane (dodicenne) Destà durante la guerra voluta dai suoi amici fascisti in Etiopia.

Un giornalista non nuovo alle cronache per diverse ragioni che vanno dalle denunce a suo carico sino agli strani e criptici messaggi, sotto forma di articoli, inviati a chissà quale entità operativa.

Denunce subite (con relativa condanna per diffamazione e risarcimento) anche dai quasi ottocento agenti della Polizia Locale di Milano per aver, dicono le cronache, “tentato di gettare discredito e disinformazione sulla nostra categoria” o, l’aver diffamato il sen. Riccardelli, ex magistrato milanese, eletto come indipendente nelle liste del Pci e membro della commissione ‘ P2’ .

Un giornalista che veniva, il 2 giugno 1977, ferito a Milano (all’angolo fra via Daniele Manin e piazza Cavour – ove aveva sede il Giornale nuovo), con una pistola 7,65 munita di silenziatore, sparando otto colpi consecutivamente, colpendolo due volte alla gamba destra, una volta di striscio alla gamba sinistra e alla natica e benchè fosse conosciuto per le sue posizioni molto reazionarie rispetto ad altri suoi colleghi che furono uccisi , i terroristi delle Brigate rosse lo gambizzarono. Quest’episodio gli concesse la “licenza” di rilasciare, un anno dopo, sibilline dichiarazioni al quotidiano Tiroler Tageszeitung, il 28 marzo 1978, dodici giorni dopo il rapimento di Aldo Moro da parte delle stesse Brigate rosse:

«Nessuno può sapere che cosa ci attende. Molto dipende dalla soluzione del caso Moro. Se Moro dovesse ritornare a casa e riprendere la sua attività politica con l’aureola del martire, allora andremmo verso un governo con i comunisti e più tardi l’uscita dell’Italia dal Patto atlantico e ad una collocazione terzaforzista, come la Jugoslavia. Se Moro sarà eliminato fisicamente (come Schleyer) o se torna dopo una umiliante trattativa con le Brigate rosse, allora le cose possono andare diversamente. In tal caso il compromesso storico perderebbe il suo grande stratega e nessuno sarebbe in grado di raccogliere l’eredità di Moro». [1]

Intervista che sembrava assurgere più che ad una analisi ad una vera indicazione su come doveva finire il presidente della Dc, tanto da essere riportata come inconcepibile nel libro di Sergio Flamigni La tela del ragno (Kaos edizioni).

La strana coincidenza di quelle ferite al giornalista reazionario evocano un po’ quanto accaduto alla coscia sinistra al massone piduista Michele Sindona fatto con l’intento di trovare un “lasciapassare” e sostenere la genuinità del suo rapimento mentre, invece…

Un controverso giornalista che fece del mestiere l’opera di scimiottare il ruolo di super partes quando invece era “il testimone di nozze dell’aristocrazia nobiliare”. Un servitore dello Stato? (Visto il dileggio, anche, all’istituzione della Polizia Locale che gli costò la condanna ricorda, invece, l’opera teatrale di Carlo Goldoni messa in scena in tutto il mondo da Giorgio Strehler) che non merita, assolutamente, di restare un pubblico ricordo delle persone antifasciste e antirazziste come prevede la Costituzione italiana. Quindi venga rimossa al più presto la statua che lo raffigura per ridare dignità alla Carta costituzionale che vale molto di più del parere del sindaco di turno a Milano.

Dens dŏlens 424 – La statua di Montanelli…ultima modifica: 2020-06-16T02:20:42+02:00da iskra2010
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