Repliche alla replica

Angelo Ruggeri

E’evidente che ogni interlocuzione, sono occasione per qualche articolo chiarificatore e ulteriormente chiarire i nostri concetti di teoria e prassi, occasioni quali le ripetute repliche e ri-repliche (ben 4, come di chi è incerto su cosa rispondere) di M. Valeriani, utile per interloquire con tutti i lettori, più che con lui.

Sicché, premesso che IL TAGLIO dei PARLAMENTARI SAREBBE UN COMPIMENTO DEL PIANO P2, cioè un ultimo mattoncino portato in dote al “PIANO RINASCITA” di Licio Gelli (per altro guarda caso, proprio nel momento in cui Conte chiama il suo piano attuale PIANO RINASCITA-sic), di certo non è colpa nostra se Marco Valeriani manca di conoscenze, tra cui spicca il non sapere i contenuti del “Piano di Rinascita Democratica” della P2. Del resto, a quanto pare, lui come anche i 5 Stelle, che quanto cultura e senso storico stanno ai piani più bassi della conoscenza – sembrano farsi vanto della loro ignoranza, tanto che M. Valeriani, appunto sembra vantarsi di cotanta inintelligenza dicendo:” “al referendum voterò per la riduzione dei parlamentari perché ritengo che le questioni del piduismo … non c’entri nulla”. Cosi si pensa serva non solo “ a ridurre i costi … e fare piazza pulita” di chi ‘infesta il Parlamento”, dice M. Valeriani riecheggiando il sedicente Fraccaro che dice “col taglio” si “cancellano 320 fannulloni …”(!).

Di grazia, vorrei chiedergli (anche al Valeriani), se si cancellano “oltre 300 fannulloni”, gli altri che restano, compreso il Fraccaro, cosa sono se non anch’essi dei fannulloni? E se è cosi, allora, perché non cancellare tutti e tutto il Parlamento, che i 5 stelle (e M. Valeriani) sembrano intendere come luogo di fannulloni e non più, come da Costituzione, come luogo della rappresentanza e dei rappresentanti della sovranità popolare? Ecco, allora, come di logica in logica e di conseguenza in conseguenza, si perviene ad essere non solo antiparlamentari ma “nemici” anche della sovranità popolare, quindi della nostra democrazia sociale, quindi “piduista, autoritario e oligarchico” e del “partito degli autoritari, dei piduisti, dei presidenzialisti” – per usare le parole di Valeriani – senza nemmeno, purtroppo, esserne consapevoli …

Eppure, proprio su iskrae, pure noi abbiamo riportato – nel testo titolato se non erro “Il taglio dei parlamentari da Mussolini alla P2 e al governo Conti-5 stelle-PD… ecc.” -, stralci di pagine e capitoli dal testo originale del piano piduista, tra cui, citammo i titoli: “Superamento del bicameralismo… Separazione delle carriere di P.M. e magistrato giudicante. La riduzione del numero dei parlamentari (e in seguito, Gelli indicava anche il numero). L’abolizione delle province”. Parimenti argomentammo anche in “Riforme giallo-verdi della Costituzione: Società civile contro sovranità popolare e opposizione sociale. Intervista di Mario Agostinelli ad Angelo Ruggeri”.

Quando in passato ci capitò di denunciare che A. Occhetto asserendo che “Lo stato non deve gestire ma solo controllare”, aveva ripetuto, pari pari, le stesse parole scritte da Benito Mussolini su “Il Popolo d’Italia” del 21 aprile 1921, non intendevamo certo dire che Occhetto era fascista, ma solo che era ignorante. Idem per i 5 stelle e Valeriani.

Dicendo che i 5 stelle e Valeriani hanno riproposto e ripropongono quello che già Mussolini e poi il Piano P2 hanno, rispettivamente, realizzato il primo e proposto il secondo, non intendiamo certo dire che sono fascisti o piduisti, ma solo che sono ininitelligenti ripetitori.

Per cui, se ci si consente, il consiglio è di studiare, studiare … e ancora studiate: intanto perché non c’è gusto discutere con chi non sa, ma soprattutto perché se si vuole parlare e “fare politica”, bisogna sapere e avere senso storico, sapere e conoscere di storia, non solo perché come diceva Gramscifare politica significa fare storia”, ma perché non si può capire nulla, anche del presente, se non si collocano i fatti nelle loro prospettiva storica. Vale a dire, se non si sa cogliere non solo gli aspetti sincronici ma anche quelli diacronici della realtà e dei processi in corso.

E anzitutto, direi, anche di studiare la Costituzione e magari anche gli atti dell’Assemblea Costituente. Cosi che finalmente il partito antiparlamentare per eccellenza, cioè i 5 stelle, di cui il Valeriani sembra essere un adepto o una “appendice”, forse sapranno che l’unico costituzionalista che loro citano continuamente, come fosse e anzi definendolo “padre” della Costituzione, cioè il Calamandrei, é stato un avversario e un “nemico” della nostra Carta Costituzionale del 1948. Essendo, come risulta agli atti dell’Assemblea Costituente (che 5 stelle e Valeriani chiaramente ignorano) che Calamandrei apparteneva a quella impostazione ideologica ultra-minoritaria – a cui oggi, in nome del finto “populismo” accoppiato al neo-liberismo, si sta cedendo – che fu sconfitta alla Costituente dove – in assenza dei neo-fascisti che la sostenevano dall’esterno – l’ultra-minoritario Calamandrei e il suo partito azionista avevano irriso la natura “programmatica” sociale e “di lotta” della democrazia sociale e avevano puntato sul presidenzialismo di tipo Nord Americano.

“Presidenzialismo” che unitamente al “federalismo”, furono bollati come “forma del potere autoritario” dall’Assemblea Costituente, dalla quale Calamandrei usci come il maggiore e unico sconfitto della nostra Costituzione. Tanto sconfitto che l’indomani della Costituente dovette sciogliere il suo partito: cosicché i suoi adepti presidenzialisti – dai La Malfa ai Ciampi, ecc. ecc. –, infestando “impestando” si sparsero un po’ in tutti i partiti e in tutto l’arco politico: fino evidentemente ad oggi, ai loro epigoni quali i 5 stelle “allievi di cattivi maestri”, che per la loro massima inintelligenza, continuano a citare il Calamandrei come il solo o unico Costituente che loro conoscono. almeno di nome ….

Donde, va detto, che i 5 stelle e chi si accoda alle loro posizioni, risultano essere quelli che hanno realizzato più revisioni anticostituzionali di qualsiasi altra forza politica, cioè quelli che più di chiunque altro hanno portato acqua al mulino delle forze conservatrici e reazionarie del capitalismo nazionale e internazionale che non hanno mai riconosciuto la legittimità della nostra Costituzione.  Sicché fin dalla sua approvazione hanno continuamente mirato a delegittimarla, come già alla fine degli anni 70 in nome delle suggestioni già allora di tipopopulista”, ovvero di quello proprio del verticismo e del potere personale di tipo “presidenzialista”, in tutte le sue varianti tecniche: tra cui quelle messe in opera dal governo Conte 2. Suggestioni di un “populismo” antipopolare, mirante a rafforzare le istituzioni di vertice dello stato e con un movimentismo “leghista” come quello dei 5 stelle, volti ad attaccare i partiti mussolinianamente definiti “partitocrazia”. Un attacco ai partiti “veri”, cioè sociali e di massa, territorialmente insediati e organizzati, promosso addirittura da una piattaforma privata come quella dei 5 stelle, con ciò attaccando non solo i partiti in quanto tali, ma anche le motivazioni ideali e programmatiche che sono state sia all’origine della storia dei partiti – prima socialista e cattolico, poi anche comunista — sia allo svolgersi della loro dialettica democratica, per rispondere ai problemi tuttora aperti e aggravatisi della “questione sociale”, di cui le attuali forze politiche e di governo nemmeno nominano più, ne sanno di che cosa si tratta. Dalla soppressione di tali motivi ideali e programmatici, origina la natura reazionaria dei 5 stelle .

In concreto, il movimentismo “leghista” dei 5 stelle (oltre a somigliare a quel “movimento posto a cavallo della sinistra e della destra per disfare i partiti esistenti” invocato e scritto nel Piano P2) ha contribuito e contribuisce all’abbandono della strategia delle riforme sociali per attuare la democrazia sociale prefigurata dalla Costituzione del 1948 (sentite mai i suoi incolti rappresentanti parlare di programmazione democratica dell’economia?), nella convergenza politico-culturale di Dossetti e Togliatti per il controllo sociale dell’economia e non già per lo “stato sociale”.

Per di più, l’attacco ai partiti e al Parlamento dei rappresentanti della sovranità popolare, i 5 stelle l’hanno condotto volutamente omettendo che è dall’abbandono di tale strategia che è derivata quella corruzione dei compiti dei partiti “veri”, che cosi è divenuta conseguentemente anche corruzione gestionale penalmente perseguibile:. Un abbandono che ha trovato ed oggi trova nei 5 stelle, l’idea del corporativismo sociale e del plebiscitarismo politico che, appunto, è populistico anch’esso, e l’idea  di affidare ai parlamentari solo il compito di controllare il governo – anziché di indirizzarlo come vuole la Costituzione – cosi da portarlo in nome della “responsabilità”, ad integrarsi e subalternarsi al governo, con l’obiettivo di ridurre la conflittualità sia in parlamento che nella società.

Ovvero, sino al rischio di un cosiddetto “fascismo pulito”. In tal modo i 5 stelle, come già il PD e i vari post partiti attuali– cadono nella trappola ideologica di un liberalismo individualistico, cui venga in soccorso il capo carismatico ( o la sua caricatura quale l’attuale capo del governo Conte) destinato a far salvi gli interessi dei ceti ristretti e forti riattrezzando, in nome della governabilità, istituzioni burocratiche che bloccano il procedere della democratizzazione della società di massa.

Istituzioni Parlamentari e Assemblee elettive di democrazia di base da cui si vogliono staccare le forze politiche attuali e relative correnti perché — contro la conflittualità che, in nome del profitto, viene condotta e permanentemente perseguita dai centri economici internazionali e nazionali — cercano di evitare di dare agibilità alla conflittualità dei ceti deboli senza la quale sono del tutto privi di diritti e di poteri indispensabili per affermare la libertà e l’uguaglianza non solo formale ma anche sostanziale.

Donde che la messa fuori gioco del Parlamento attuata in tutti questi mesi e realizzata dal regime del Conte 2, tramite i DPCM strumento autocratico come l’insieme dei decreti-legge, sanciti dalla maggioranza di 5*, PD e Renzi, se viene collocata in una corretta prospettiva storica, risulta essere la continuazione di una strategia già da molto tempo ordita dalle forze sovversive interne e internazionali, una strategia protrattasi anche col terrorismo e il golpismo strisciante portato avanti anche sul piano parlamentare in modo simile a quello attualmente in corso.

Una strategia eversiva che continua ancora oggi, aperta da molto tempo sia sul piano esterno che interno sul fronte extraparlamentare, dalle forze eversive (poteri occulti, servizi segreti, terrorismo), da ultimo operante sotto i simboli della “loggia massonica P2”, e sia sul fronte parlamentare dalla destra democristiana, con la convergenza del Psi di Craxi e di Amato e in seguito di tutta la “sinistra” e delle forze che definisco “succedanee”.

Quello che noi intendevamo attribuire a M. Valeriani, non era dunque quello di essere “piduista” (se non per ignoranza), ma era una cosa molto più grave, cioè di essere semmai un “craxiano” di complemento, cioè il peggio del peggio. Molto peggio che essere “piduista”, in quanto (diversamente dalla Loggia P2 costretta a nascondersi) le riforme anticostituzionali, Craxi le perseguiva sul piano parlamentare come i 5 stelle oggi; e non essendoci nulla di peggio del craxismo e di Craxi: intendendo come peggio non i suoi atti di corruzione ma i suoi atti politici, cioè non la corruzione penalmente perseguibile ma la corruzione degli ideali e del ruolo della politica e dei partiti che hanno fondato la Repubblica e la democrazia sociale nate dalla Resistenza antifascista.

Per ciò, più che rispondere a posizioni inintelligenti, vale la pena di ricordare che all’opposto di Calamandrei – ripeto: l’unico giurista che i 5 stelle conoscono – con la Costituzione i partiti e le forze sociali democratiche e antifasciste, concorsero a rompere con il modello monarchico/liberale dello Statuto Albertino (cioè un potere dall’alto simile al presidenzialismo di Calamandrei), su cui aveva potuto innestarsi il regime fascista, per aprire una nuova fase storica, politica, sociale e istituzionale mediante un inedito modello di “democrazia politica, economica e socialerepubblicana e autonomista. Un modello che si è posto all’avanguardia delle costituzioni post-fasciste, in quanto legittimante quel processo di trasformazione della società e dello stato capitalistico perseguibile con il concorso pluralistico di lotta delle forze sociali e politiche, donde anche la costituzionalizzazione del diritto di sciopero.

Per discutere della Costituzione che si vuole sovvertire con le modifiche costituzionali in primis dei 5 stelle, bisogno anzitutto conoscerla. E  se la si conosce senza mistificarla, si capisce che la democrazia può essere difesa non solo difendendola ma rilanciandola la nostra Costituzione – anziché attaccarla con revisioni come quelle propugnate dai 5* – nei suoi valori e novità sociali. Cioè mettendo in pratica una Costituzione democratico-sociale che soprattutto per le sue differenze rispetto ai modelli liberal-democratici – o socialdemocratici, ma anche degli ex regimi dell’Est Europa e della Cina -, che non sono state mai sufficientemente valorizzate (specie, ma non solo, dalla sinistra extraparlamentare oggi in gran parte interna alle forze antiparlamentari e governativistiche), differenze che attestano una originalità della nostra Carta che si cerca continuamente di spazzare via.

Questo sarebbe a compimento di un processo di delegittimazione della Costituzione iniziato con lo snaturamento della democrazia italiana che ha origini nell’abbandono progressivo di una concezione “classista” dei rapporti tra società civile e società politica.

Un abbandono reso evidente dalla sopravvenuta “cupidigia” di entrare a far parte del sistema di potere capitalistico dei gruppi dirigenti del PDS (ora PD), della Cgil e, infine, cupidigia di potere anche dei 5 stelle che voltano e rivoltano alleanze pur di restare Casta al potere: la vera Casta oggi, è quella presieduta da Giuseppi Conte.

E’ cosi che le forze conservatrici, che non hanno mai considerato legittimo l’ordinamento democratico-sociale nato nella Resistenza e canonizzato nella costituzione repubblicana del 1948, –  grazie ai progetti revisionisti delle Bicamerali, poi di Berlusconi, di Renzi e oggi dei 5 stelle  – hanno trovato e trovano aperta la strada a quella delegittimazione della Costituzione, che avevano invano predicato per un quarantennio. Cioè dalla fine degli anni 40 ai 90, quando si è cominciato a sostenere improvvide posizioni di “riforme istituzionali” a partire da Craxi e dal suo suggeritore Amato: posizioni e “riforme” volte a dare al potere di vertice del governo (come ha fatto il governo Conte), una forza istituzionale “pari” o anche superiore a quella che il Parlamento ha conseguito, specie con la “centralità” degli anni ‘70-’75. E dando spazio a quella linea tanta attesa dalla destra sociale e politica volta al superamento del metodo elettorale “proporzionale puro”, che dagli anni ’90 si è tradotta nell’emanazione di leggi elettorali “uninominali”, con appendice proporzionale, sull’onda dei referendum promossi da gruppi della borghesia di destra e di sinistra, trasversalmente raccolti anche nei 5*, favorevoli alla governabilità” e contrari sia al proseguimento della politica di democratizzazione della società e dello stato, sia alle conquiste effettuate dal movimento operaio e democratico negli anni tra il ‘60 e l’80. Anche qui va ricordato che il Piano di Rinascita democratica della P2 di Licio Gelli, prescrive un sistema elettorale come quello tedesco, che si usa mistificare come “proporzionale”, mentre all’opposto è metà proporzionale e metà maggioritario e con sbarramento. Ed è questo sistema tedesco che stanno pensando di proporci le forze dell’attuale governo 5 stelle, PD e renziani.

 

 

Repliche alla replicaultima modifica: 2020-06-11T09:33:21+02:00da iskra2010
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