Dens dŏlens 426 – Giornalisti e intellettuali…

di MOWA

L’intellettuale vive troppo nel regno delle ombre, nel regno delle idee… Fate che sopraggiunga una passione collettiva, l’intellettuale si accecherà completamente; la passione si adagerà nella concezione che può meglio servirle, e le trasfonderà il suo sangue: e quella la magnificherà. E non rimane più nell’uomo che un fantasma del suo spirito nel quale sono associati il delirio del suo cuore e quello del suo pensiero. È perciò che gli intellettuali, nella crisi attuale, non solamente sono stati più degli altri esposti al contagio bellico, ma hanno contribuito prodigiosamente a diffonderlo.” (Antonio GramsciSotto la mole: 1916-1920 – INTELLETTUALISMO – 11 gennaio 1916)

Le contestazioni di questi giorni negli USA e nel mondo in risposta al dilagante fenomeno razzista o a leggi inadeguate (per non dire discriminatorie), subite da una fetta consistente (maggioranza?) della popolazione mettono in risalto alcune prerogative paradigmatiche di quale società abbia voluto costruire un’esigua minoranza di cinici e insensibili ricchi.

Una società impari che è anche il frutto di un lungo lavorio carsico fatto, quotidianamente, da squalificate fonti come molte prezzolate testate giornalistiche o intellettualità disseminate, in ogni dove, da quegli stessi soggetti che fomentano odio e disperazione tra gli oppressi.

Intellettualità che hanno prostrato il proprio tafanario ai potenti per “un piatto di lenticchie” usando le parole come pietre contro chi vive situazioni di umiltà ricorrente e tendente all’abisso delle umiliazioni.

Intellettuali” con un ridotto senso civico prima ancora che umano i quali sfidano la maggioranza della popolazione pur di ricamarsi un personale ovattato futuro e rispondono in malo modo, appellandosi alle corporazioni e a chi mette in discussione la loro perfida e insostenibile tesi difensiva.

Intellettuali” che hanno fatto una precisa scelta di campo e che hanno preferito un mondo fatto di ineguaglianze e discriminazioni invece di prosperità solidale tra esseri umani. Attori, costoro, di un mondo che la Storia continua a condannare per aver postulato odio e dissapori e favorito soggetti (impropriamente ai vertici del sistema) che hanno saputo “regalare”, solo, guerre, morti, fame, carestie, ignoranza, pestilenze… in nome di una presunta (ma falsa!) superiorità di specie.

Intellettualità che si finge super partes rispetto alla popolazione e con insistenti ambizioni di sentirsi primus inter pares (“primo tra i pari”) e con l’illusione (autopromuovente) di rappresentatività in un gruppo di altri che lo considerano al proprio stesso livello e con pari dignità mentre, invece, sono solo, dei gregari portatori d’acqua di uno spettrale sistema di chi li finanzia e foraggia.

Un piano “dottrinale” che volse le sue prerogative sul condizionamento della volontà delle persone, non casuale, ma con origini lontane e ben pianificate da quella sparuta élite di attori che hanno messo a disposizione i mezzi economici per costruirsi intorno una rete di gregari. Un es. clamoroso e abbastanza recente voluto dalla CIA lo abbiamo in queste significative dichiarazioni di uno dei protagonisti del

<<“progetto politico e un piano di guerra psicologico” il cui fine doveva essere “vincere la terza guerra mondiale, senza doverla combattere”. Nella guerra fredda, il nostro scopo non è conquistare o sottomettere con la forza un territorio – spiegava Eisenhower in una conferenza stampa. – Il nostro scopo è più sottile, più pervasivo, più completo. Stiamo tentando, con mezzi pacifici, di fare in modo che il mondo creda alla verità. La verità è che gli americani vogliono un mondo di pace, un mondo in cui tutti abbiano l’opportunità della massima crescita individuale. I mezzi che impiegheremo per diffondere questa verità sono chiamati, di frequente, “psicologici”. Non ci si inquieti per questo termine; è solo una parola di cinque sillabe. “Guerra psicologica” è la battaglia per conquistare le menti e la volontà degli uomini.>> [1]

Progetto portato avanti dal Psychological Strategy Board (PSB) con documento chiamato PSB/33-2, che veniva criticato dagli stessi funzionari dell’organismo (Charles Burton Marshall) il quale mostrava la sua pericolosità in alcuni passaggi inquietanti:

Come [può] un governo adottare un proprio sistema dottrinale tanto esteso senza assumere lineamenti totalitari? […] Il documento non lo indica. In realtà, propone l’uniformità al posto della diversità. Postula un sistema che prevede <<un tipo particolare di concezione e struttura sociale>>, che comprende <<un complesso di principi per le aspirazioni umane>> e abbraccia <<tutti i campi del pensiero umano>>, <<tutti i campi d’interesse intellettuale, dall’antropologia alle creazioni artistiche alla sociologia, alla metodologia scientifica>> [1]

E, ancora, sempre Marshall:

I singoli individui sono relegati in una posizione che ha un’importanza di terz’ordine […] La presunta élite emerge come l’unico gruppo a contare davvero. L’élite è definita come quel <<gruppo numericamente limitato, con interessi e capacità tali da manipolare le questioni dottrinali>>, gli ideologi che muovono i fili intellettuali <<per formare, o quanto meno predisporre, gli atteggiamenti e le opinioni>> di coloro che, di volta in volta, sono destinati a fungere da leader dell’opinione pubblica. [2]

Programma di guerra psicologica che venne portato avanti dalla CIA e che assunse il nome di Operazione “Packet” con lo scopo di “esercitare pressione sugli opinion leader d’oltreoceano, compresi giornalisti, commentatori politici, professori e scienziati”; per realizzare il programma prevedevano di realizzare

<<operazioni intellettuali quali seminari, convegni, libri, riviste specializzate, biblioteche scambi di persone, creazioni di cattedre sovvenzionate, ecc.>>. [1]

A ben vedere il mondo Occidentale (e non solo) non può ritenersi libero da un forte condizionamento ideologico di quella ristretta cerchia di persone se non si libera di quel fardello “imposto” dall’alto che ha raggiunto le istituzioni e i suoi meccanismi di conservazione (compresi quelli repressivi come polizia, magistratura…) se non recuperando quell’autonomia culturale che solo con le formazioni politiche che perseguono onestamente il superamento degli steccati delle discriminazioni socio-economiche possono vedere un futuro di eguali.

NOTE:

[1] Gli intellettuali e la CIA – La strategia della guerra fredda culturale – Stonor Saunders ed. Fazi pag. 135137

[2] Charles Burton Marshall a Walter J. Stoessel, 18 maggio 1953 (CDJ/DDE)

Foto di copertina: Mike Von

Dens dŏlens 426 – Giornalisti e intellettuali…ultima modifica: 2020-06-22T02:36:59+02:00da iskra2010
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