La Nota di Alice integrata da Spartaco – Ladri di citazioni abbandono del marxismo

 

Marchione 2.jpgelaborazione MOWA

 

La Nota di Alice (liberamente integrata da Spartaco)

 

Cavalieri e ladri di citazioni. Marchionne si rassegni a fare il cavallo, lasci stare Popper, nitrisca piuttosto!

Invece di propporre E IMPORRE in fabbrica e ai lavoratori l’OBBEDIR TACENDO DELL’ARMA DEI CARABINIERI

Marchionne, poveraccio, paga, evidentemente, uno spin doctor, un saputo suggeritore che all’occorrenza gli procura citazioni dotte, tali da farlo apparire (senza esserlo) un leader illuminato. Ma come lui anche il suo spin doctor non deve essere particolarmente illuminato, altrimenti non starebbe con un Marchionne che ha bisogno di un suggeritore di cultura o di pseudo-cultura come nel caso di questa ultima citazione. L’ultima citazione, infatti, è di Popper (Corriere della sera, 18 gennaio 2011, p. 10) che non solo non è quel gran pensatore che evidentemente immagina che sia il suggeritore di Marchionne, ma neanche è bene augurante.

Anzi è decisamente malaugurante per Lui, per l’Italia e la Fiat visto che era stata citata e usata anche dall’Occhetto-affossatore del PCI ( ci sono vari tipi di occhetto: occhetto-lavatore, ecc.; l’occhetto affossatore affossò la FGCI nel ’69 e il PCI nell’89, e all’incirca, al massimo ogni 20 anni affossa qualsiasi organizzazione di cui è a capo) riservando a se stesso, al suo partito e alla democrazia italiano il futuro che oggi vediamo squadernato dalla politca verminosa, collusa col malaffare del capitale finanziario e industriale, come quello massonico e mafioso, ma sopratutto del tutto priva di una idea della politica che sia connessa ad un fine, ad un’idea, appunto,  e non conessa con affari e interessi politici e di poter personali, di gruppo, di corporazioni d’interesse privato, di camarille e di tutto quello che non serve descrivere perchè è sotto gli occhi di tutto quello che ci ha procurato l’abolizione del sistema proprozionale in nome della c.d. “Seconda Repubblica” piduista, basata sul Piano di Rinascita Democratica della Loggi massonica P2 (Propaganda 2, sappiamo che c’è e chi è dentro nella loggia Propaganda 1, la P1 che resta massmediaticamente coperta e più potente della stessa P2 a cui era e resta conessa specialmente nel Piano e ad essa sovraordinata).

Ecco la patacca di Popper: Il futuro è completamente aperto e dipende da noi, da tutti noi. Dipende da quello che tu ed io e molte altre persone stanno facendo e faranno. Dobbiamo diventare architetti del nostro destino. Ma questo significa che dobbiamo cambiare noi stessi.

Oltre che di una banalità disarmante la frase di Popper ci rivela una stupidità sorprendente di Marchionne e del suo suggeritore, ovviamente scelto tra chi sta a livello più basso del Marchionne che non ha neanche la perspicacia (e questo la dice lunga sulla sua insignificanza culturale, insignificanza che lo eguaglia ai politici attuali di destra/sinistra) e tanto meno l’intelligenza per rendersi conto che quel “significa cambiare noi stessi” vale e ancor più può riferirsi a lui che continuando ad essere se stesso persegue e proseguo il ruolo dei maneger del capitale per i fini e gli interessi privati del grande capitale privato ad un tempo industriale e finanziario (come del resto il Marchionni che triplia il suo spiendio di 435 volte quello di un operaio Fiat speculando sui titoli finanziari e in Borsa ottenendo un reddito che è 1.100 volte quello di un suo operaio). Ma vale ancor più per il Marchionne stesso, che con se stesso ci ripropone una specie di Valletta del 2000, riproponendoci l’idea dell’operaio che anzichè scomparso come si è fatto credere nell’ultimo ventennio, deve essere l’operaio-bue di Taylor e di Henry Ford e la figura del “capo”, capo-branco gerarchico per conto del padrone, e gli annessi e connessi della tempistica, del tempista, del cottimo, ecc, riportando alla luce e gli operai e la catena di montaggio che molti credevano non esistessero più. Un Marchionne-Valletta che non ha cambiato se stesso in 65 anni, neanche per quanto riguarda l’idea che l’operaio deve essere obbediente e silente: altrimenti che “operaio-bue” sarebbe se parla? pensa Marchionne.

Così ci ripropone persino gli operai silenziati, isolati ed emarginati nel REPARTO STELLA della Fiat di Valletta degli anni 50, dove venivano confinati gli operai cigiellini, comunisti o comunque NON LIGI ad OBBEDIR TACENDO  che E’ IL MOtTO DELL’ARMA DEI CARABINIERI che Marchionne vuole, diventi il motto della Fiat a cui debbono attenersi tutti gli operai, facendo dell’intera fabbrica UN REPARTO STELLA DEGLI ANNI 2000

Ma per restare nella citazione di Popper, sarà bene che Marchionne cominci a cambiare, a operare una metanoia [un cambiamento radicale, un rovesciamento del modo di pensare]. Se no, la luce se ne va e – citazione per citazione questa di seguito è certo molto più veritiera e molto più valida della patacca di Popper – resta soltanto il discorso che il cavaliere fece al cavallo per convincerlo a continuare a fare il cavallo: “Siamo una bella coppia! Se tu continuerai a essere docile e ubbidente, io ti darò il fieno stagionato al punto giusto e, quando farai gli straordinari, anche la biada. Se tu vuoi diventeremo architetti del nostro destino…”.

Per restare a Marchionne, egli cerchi di considerare gli altri uomini come fini e non come mezzi (Kant, persino! che non vale certo Hegel e tanto meno Marx)) e veda di rendere ciò compatibile con l’attività di imprenditore globale. Licenzi poi il suggeritore, si faccia  fare un briefing su Adriano Olivetti e ne adatti la lezione – se ha la capacità di farlo – alla dimensione globale del mercato.

(e qui però Alice perde un po la brocca, perchè come si fa a credere a un capitalista o a un suo manger gli altri uomini come fini e non come mezzi, quando il fine del capitalismo è il profitto usando e trattando tutto e tutti come mezzi? E poi un briefing su Adriano Olivetti potrebbe chiederlo Bertinotti e servirebbe solo ad arricchire la cultura e la conoscenza della letteratura, di Volponi ed altri, del Marchionne ma non lo aiuterebbe ad essere uomo prima che capitale – Spartaco)

Ha la il coltello dalla parte del manico ed è forte: ma per lo meno non pretenda di essere convincente o elegante esibendo una citazione di Popper.
       Quanto allo spin doctor, si vergogni di rubacchiare qua e là citazioni a casaccio. Produrre cultura (ma quando mai un capitalista si preoccupa di fare cultura? – Sparataco) non è usare il già detto e pensato da altri (Gramsci però dice che fare cultura non è fare sempre nuove scoperte ma fare cultura significa socializzare e socializzare ciò che già anche si sa! -Spartaco) ; è pensare in proprio e in maniera possibilmente originale a quel che è da dire e da fare.

Piuttosto, Marchionne si rassegni a fare il cavallo, lasci stare Popper, nitrisca piuttosto!

 

Marchionne & Marcegaglia

Le cose bisogna chiamarle col loro nome: Pomigliano e il Lingotto sono sconfitte, sonore e pesanti, per il movimento operaio, il quale in verità è stato portato in battaglia solo per ratificare la sconfitta, dice Alice. Vero, ma bisogna anche saper identificare e precisare in che cosa consiste la SCONFITTA. La sconfitta VERA.

Sconfittta che non consiste nei si o no dei referendum che per inciso è uno strumento del potere dall’alto e della c.d. “democrazia liberale diversa ed opposta alla democrazia che come come tale se non è dal basso è oligarchia e non democrazia: per cui da sempre nel vovimento operaio democratico e socialista e nella stessa Costituzione, la democrazia diretta è l’organizzazione della democrazia di base, la dmeopcrazia sociale organizzata delle Assemlbee, C.d Fabbrica, Consigli di zona, di quartiere in rapporto stretto e dialettico con gli organismi e le assemblee istituzionali, locali, regionalei e parlamentari per la determinazione delle scelte politiche-economiche sociali nazionali, a partire dal baso, dal territorio che è appunto “sociale”, il sociale  per ecellenza, l’uncio luogo del sociale, anzi. Donde la bestialità di chi anche della Fiom ha proposto di usare uno strumento della cultura economica e politica e di mercato liberale e del potere d’impresa, com’è il referendum per approvare o meno gli accordi sindacalei, si che come sempre  e come nei casi del proporzionale ed oggi anche da parte di chi propone il ritorno al nucleare si ricorre è dall’alto e dai gruppi verticistici del potere e delle lobby politiche ed economiche che si ricorre a tale strumento, anche alla Fiat i vertici del potere dell’impresa e dei sindacati gialli ricorrono a tale strumento dall’alto, calando dall’alto al basso appunto, promozione, modalità, getione, controllo, quesiti e contenuti su cui i lavoraotri già cosù resi subalterni, vengono chiamati a ratificare a posteriore con un si o un no quanto già deciso e deliberato dai vertici.

E nemmeno consiste, la sconfitta, nell’accorod separato firmato dai vertici centralisti dei sindacati gialli e filo padronali, contrari all’autonomia sociale dei lavoratori (cosa che si è messo poco in luce, l’autonomia sociale dei lavoratori anche rispetto al sindacato e ai loro vertici centralisti e burocratici)  .

La sconfitta precede tutto questo e consiste in quello che avevamo già spiegato in occasione della prima vicenda di Pomigliano e poi dei tre operai di Melfi: consiste nelle paturnie di chi sa solo lamentarsi dicendo “ci trattano male” e invoca diritti e rispetto della persona come se l’operaio fosse una persona qualsiasi coem un cittadino che vive i rapporti di dirtto civilo nella società, ignornaod quindi la specificità dei rapporti giuridici e di diritto privato che vengono imposti in fabbrica secondo il principio che tende ad essere assoluto, dell’autorganizzazione della società anonima per azione (SpA) vengono imposti dalla proprietà che in base al codice civile intende in quanto proprietà sia depositaria di un potere esclusivo. Rispetto al quale i sindacati sono nati per limitare tale esclusività rivendicando un potere sociale dei lavoratori anche e sopratuto rispetto ai Piani d’impresa, all’organizzazione del lavoro e agli investimenti: le lotte degli anni 60-70 era per contratti-riforma e riforme anche di dmocratizzaione dello stato oltre che della fabbrica e della società e lotte per i PIANI DI INVETIMENTO. TUTTO QUESTO CHE SI RIASSUME SOTTO LA STRATEGIA DELLA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA DEMOCRATICA E DEL CONTROLLO SOCIALE E POLITICO DEI PIANI D’IMPRESA  (sanciti persino dalla Costituzione e non solo nel art. 41)  E NON PER LO STATO SOCIALE.

PER CIO PRIMA ANCORA CHE INZIASSE LA VICENDA A POMIGLIANO E ALLA FIAT SI ERA GIA PERSO PERCHè TALE STRATEGIA E LA RIVENDICAZIONE DI POTERE SOCIALE E DI PARTECIPAZIONE ALL’ELABORAZIONE DEI PIANI D’IMPRESA E DEL LORO CONTROLLO DA PARTE DI OPERAI E SINDACATI, ERA GIA STATO ABBANDONATO DA QUANDO CI SI LIMITA A RIVENDICARE NON POTERE MA DIRITTI CHE SE NON SONO SOSTENUTI DA UN POTERE SONO SOLO VERBOSITA’ E SONO INGANNATORI, PORTANDO APPUNTO A LAMENTARSI DI ESSERE TRATTATI MALE COME PERSONA RINUNCIANDO AD ESERCITARE LA SOGGETTIVITà E L’AUTONOMIA SOCIALE DEI LAVORATORI PER IL CONTROLLO E L’ESERCIZIO DI UN POTERE IN FABBRICA, NELLA SOCIETà E NELLO STATO.

QUINDI OCCORRE SPECIFICARE IN COSA CONSISTE LA SCONFITTA, nel quadro delle conseguenze traumatiche dell’abbandono da parte sia della CGIL che dei DS-PD e della “sinistra” della teoria marxista che si vanno stratificando, senza prospettive di recupero, proprio perchè anche in fabbrica e da parte del sindacato la rivendicazione dei diritti della persona – invece che rivendicare poteri e diritti sociali dei lavoratori come negli anni 60-70 – vengono rubricate come posizioni “di sinistra” mentre sono posizioni assimilabili a quelle della “sinistra borghese” della fase precedente il passaggio alla società di massa. Tra le molteplici implicazioni di tale snaturamento – non già imposto dalla natura della c.d. “post-modernità”, ma dalle insane ambizioni di un professionismo politico che annulla la distinzione tra pre-modernità, modernità e post-modernità

– quella che si sta palesando come più eclatante sul terreno teorico, oltre che dei comportamenti e dei loro esiti contrari agli interessi dei lavoratori dipendenti dall’impresa, è insita nella scelta di svuotare completamente – contro la realtà dei rapporti sociali e quindi per identificarsi con gli interessi dell’ideologia dominante – il carattere di classe della posizione e funzione del “lavoro” nel sistema dei rapporti tra società e stato. Con un’operazione che mira a fare dei diritti dei lavoratori una variante dei diritti della “persona” umana, per cui nel 2000 si tornerebbe ad una semplice distinzione tra diritti “civili” e diritti “politici”, quale era stata teorizzata dalla borghesia agli albori dello stato di diritto nelle forme dello stato liberale e costituzionale, che delegittimava la classe operaia persino nei più elementari diritti civili e politici, proprio perché in materia economico-sociale garantiva solo quei diritti della proprietà e quindi dell’impresa che, in verità, in tal modo si configurano più ancora come poteri.

Marchionne ha vinto [con l’aiuto dei sindacati cattolici, massonici e fascisti] e vincerà ancora dettando in Italia condizioni leonine, che chiama liberali (LI CHIAMA E SONO LIBERALI

EFFETtIVAMENTE, n.d.Sparataco sopra specificata), e promettendo aumenti di salario se e quando la Fiat otterrà aumenti della produttività.

La Confindustria di Emma Marcegaglia è stata dietro il cespuglio per tutta la durata della campagna di Marchionne e ora esce allo scoperto per esigere la propria parte di bottino annunziando una sua ristrutturazione sul “territorio” [Corriere della sera, 21 gennaio 2011, p. 13].

Mentre il governo è assente (anche qui va detto che è nella natura delle cose decise e deliberate con la scelta di costituire per la prima volta in Italia delle isittuzione dell’economia di mercato fatta dai centroo sinistra negli anni 90, n.d.S)  – com’è noto, il capo, con gli amici suoi, è andato a puttane e gli altri membri non sanno a chi dire sì – la Confindustria si accinge a dire addio alla dimensione nazionale della sua presenza e si appresta a trattare in periferia col sindaco di Adrio, mettiamo, e con quello di Peretola.

E’ da questa sconfitta epocale ( da specificare derivata dall’abbandono di cui sopra, n.d.S) che bisogna partire per ripensare il ruolo di partiti e sindacati, per immaginare un diverso modo di produrre, commerciare e consumare idee e merci, per fare fronte alle miserie e alle tragedie del medio evo prossimo venturo e per dare vita, infine, a una diversa civiltà (con una trasformazione dei rapporti di produzione capitalistici e superando il sistema di acculazione del capitalismo d’impresaa priva: diciamolo, altirmenti non si dice e non si capisce niente -n.d.S).

La celebrazione dell’anniversario della fondazione del partito comunista d’Italia sia l’occasione  per ri-progettare un percorso di liberazione partendo dall’economia e dalla politica e dall’insegnamento marxiano secondo cui è l’economia a dettare i tempi e i modi della politica e non viceversa.

La Nota di Alice integrata da Spartaco – Ladri di citazioni abbandono del marxismoultima modifica: 2011-02-09T01:42:00+01:00da iskra2010
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