Della strategia e della dialettica comunista.

 

IMG_2747+logo.jpgfoto MOWA

 

Spartaco

 

Dall’abbandono della strategia delle riforme sociali per attuare la democrazia sociale prefigurata dalla Costituzione, all’attattuale stato della politca, del governo e della sconfitta della classe operaia alla Fiat.

 

Sulla sconfitta alla Fiat, Alice e Spartaco concordano, come risulta dal blog-Ikra. Sconfitta approfondita e ripetutamente denunciata da Spartaco già durante la prima vicenda Pomigliano (e se non sbaglio pubblicato anche su iskra) e della ritorsione Fiat contro i tre operai di Melfi. Si può, in sintesi, certo dire come Alice che “per Spartaco essa deriva dall’abbandono della teoria marxista da parte di molti soggetti collettivi”. Ma a Spartaco interessa anche specificare – come ha fatto – andando oltre ed identificando le conseguenza di tale abbandono della teoria e la causa precisa della sconfitta politico-sindacale degli operai alla Fiat.

Ricordando che le conseguenze di tale abbandono – da parte di CGIL-DS-PD-Sinistra e Libertà ecologista(sic)-Pdci-RC e quanti altri – andavano e vanno stratificandosi sempre piùsenza prospettive di recupero” – come già scrivemmo nel 2003. Proprio perchè anche in tutti questi 7 anni, ed ancora oggi parlando della sconfitta alla Fiat, non sono state specificate che le conseguenze di tale “abbandono della teoria marxista”, cono “senza prosepttive di recupero” perché le posizioni oggi rubricate come “di sinistra” sono assimilabili a quelle della “sinistra borghese” della fase precedente il passaggio alla società di massa.

O addirittura assimilabili a quelle premarxiste – quelle si utopie – del capitalista buono e di buona cultura “borghese”, che possiamo anche apprezzare e rispettare in certi casi ( Alice ha richiamato Olivetti e anche Pirelli – che a Varese vi abitava e conosciamo bene. Con essi si può anche interloquire e persino allearsi, come in certe fasi e come nella Resistenza. Durante la quale, per la prima volta, le elites borghesi di svariata matrice ideologica vennero a trovarsi fianco a fianco con le avanguardie popolari e quindi impararono a conoscere e a stringere legami in una condizione in cui però, per la prima volta, le avanguardie popolari ed operaie non subivano l’egemonia delle elites borghesi intellettuali e professionali. Nemmeno di quelle più illuminate, grazie prevalentemente – possiamo dirlo?- alla teoria della prassi comunista del PCI vero epicentro dell’epos della Resistenza che non ha ri-fondato ma ha fondato per la prima volta in Italia la democrazia: e che democrazia! Una democrazia sociale e avanzata più di ogni altra.

Una condizione durata per altri 20-30 dopo la Resistenza in cui il proletariato e le sue forze organizzate non subivano l’egemonia della cultura borghese nemmeno di quella più illuminata che per quanto lo fosse e possa esserlo è pur sempre e rimane la cultura di chi guarda la società magari anche onestamente, ma la guarda dal suo punto di vista, dall’alto verso il basso.

Cosa che spesso ha portato e porta al paternalismo (di cui Varese fu un epicentro e di cui abbiamo esempi ambrosiani-leghisti già dal manchsterismo lombardo dell’800 fino agli anni 1970-ed ora è tornato pure di moda), per cui certo “anche lui deve essere liberato” (tutti gli uomini in quanto tale: è per l’appunto questo l’obbiettivo del movimento storico e di una coscienza marxista che va oltre le prossime scadenze elettorali o l’obbiettivo del governo; ma anche Lui, ci pare, che può essere liberato, solo se coloro che guardano alla realtà e alla società dal basso, cioè dal punto di vista plebeo e veramente marxista di chi vede l’erba dalla parte delle radici, non subiscono l’egemonia illuminata o meno della cultura borghese di chi sta e guarda dall’alto in basso la società.

Ora invece è proprio questo che è avvenuto.

Per cui Spartaco non soltanto dice che la sconfitta deriva dall’abbandono della teoria marxista da parte di molti soggetti collettivi, ma a partire da tale abbandono, ha analizzato e quindi precisa che “si resta senza prospettive di recupero” fino a quando non si capirà e non si denuncerà le posizioni rubricate come “di sinistra” che sono del tutto assimilabili a quelle della “sinistra borghese” della fase precedente il passaggio alla società di massa.

Sicché, tenendo sempre presente che c’è stato UN ROVESCIAMENTO STORICO E CULTURALE TOTALE, da ricordare e denunciare mentre si commenta qualsiasi argomento e qualsiasi sconfitta, con un tipo analisi organica. Superando la frantumazione delle scienze e delle conoscenze che ha “ucciso” l’unità del sapere troppo pericolosa per le classi borghesi per cui temendo la rinascita della cultura marxista-comunista ha distrutto (specie nelle Università) l’unità del pensiero e quindi ha distrutto la cultura e in primis il nesso inconfutabile e inscindibile tra storia-filosofia-scienze umane-scienze tecniche e quindi anche delle scienze giuridiche e del diritto dello stato – di cui si dimentica totalmente la “sinistra” sindacale e politica che oggi è il terreno privilegiato che la borghesia capitalistica usa per aggirare e imporre continui rovesci nella politica e nella politica economica ai lavoratori e “sinistre” sindacali  e politiche.

Unità del pensiero e delle scienze propria del marxismo, non sbricciolabile in settori e aspetti separati tra loro in ogni tipo di analisi su ogni argomento. Donde le conseguenze, del suo abbandono, che dureranno se non si denuncerà e non si agirà di conseguenza e all’unisono, come era possibile fare con il piu grande partito del pianeta, capace di agire e interagire su quanto deciso dalle Alpi alla Sicilia: una volta deciso su cosa e per cosa mobilitarsi sul piano sociale e della lotta, usando le due braccia della tenaglia: il partito e il sindacato, come sul piano culturale e della autonomia culturale, dell’autonoma elabarazione, e senza per questo diventare un partito brezneviano o simile.

Esempio: Spartaco fu invitato ad inaugurare una sezione del PCI nel quartiere Corvetto di Milano, in quel solo quartire c’erano ben 5 sezioni del PCI, ognuna all’incirca con 200 iscritti, e mentre inagura quella sezione fuori era in corso una manifestazione di un’altra sezione con realtivo discorso e dibattito porta a porta con gli abitanti dle quartiere: e questo avveniva tutti i giorni della settimana, organizzata un giorno da una di queste sezioni e un giorno da un’altra.

Il partito gramsciano-togliattiano, è il più “grande” partito del mondo non perchè “grosso” ma perché è il partito piu radicato socialmente e il più armato di coerenza tra teoria e prassi, di teoria-prassi applicata, capace di unificare – dal 45 in poi –  il proletariato per la prima e unica volta in Italia.

Capace di unificare il proletariato perché capace di un rapporto tra teoria e prassi applicata coerentemente. Di unificarlo anzitutto teoricamente e culturalmente, prima ancora che organizzativamente,  di fatto unificando anche le diverse forze del movimento operaio e della “sinistra” al di la delle diversità di organizzazione. Realizzando una tale vera unità, che fece tremare la borghesia almeno fino alla metà degli anni 70: facendo per il proletariato quello che la borghesia fa per la classe borghese che è veramante unita perchè la sua è unità ideologica, unità culturale che unisce prima e al di sopra della diverse forme e forze organizzate, superando e unificandole ideologicamante al di la e al di sopra degli schieramenti di destra e sinistra: tanto che ad es. unifica i borghesi pro-Marchionni ( e non solo) di destra e di sinistra.

Torniamo alle molteplici implicazioni di tale snaturamento provocato dall’abbandono del metodo di analisi e della teoria della prassi marxiste. TRA QUESTE, l’implicazione che si sta palesando come la più eclatante sul terreno teorico, oltre che dei comportamenti e dei loro esiti contrari agli interessi dei lavoratori dipendenti della Fiat e di ogni impresa, è insita nella scelta di svuotare completamente,span> contro la realtà dei rapporti sociali e quindi per identificarsi con gli interessi dell’ideologia dominante, il carattere di classe della posizione e funzione del “lavoro” nel sistema dei rapporti tra società e stato.

Con una operazione messa in pratica anche nel corso di tutte le ultime vicende Fiat e che certo piacerebbe e ha sempre favorito la borghesia o i capitalisti più illuminati, a cui anche Bertinotti si rifaceva: tanto che eleggeva Volponi presidente di RC nel mentre stesso che a chi aveva richiamato la neccessita di attaccare il profitto, rispondeva pari pari, in un CC: “basta con questa storia del profitto, parlare del profitto significa fare solo della ideologia” (?!!!). Una operazione che avendo abbandonato le lotte e la strategia per un potere sociale dei lavoratori in fabbrica e fuori, si è volta  e mira FARE  dei diritti dei lavoratori una variante dei diritti della “persona” umana: come già si era visto con Cofferati sull’art.18 e ora a Pomigliano, a Melfi e a Mirafiori.

Per cui negli anni 2000 (!!!) si torna ad una semplice distinzione tra diritti “civili” e diritti “politici”, quale era stata teorizzata dalla borghesia  già agli albori dello “stato di diritto” e costituzionale (e poi nel proseguo, anche dalla piu illuminata). Quando cioè, nelle forme dello stato liberale e costituzionale (a cui per altro mirano giuristi e politici “sinistri” che dicendo di difendere/cambiandola, tacciono che la nostra Costituzione e di “democrazia sociale” e affossandola si battono per una “democrazia costituzionale”), LO STATO DI DIRITTO E LIBERALE-COSTIUZIONALE DELEGITTIMAVA LA CLASSE OPERAIA PERSINO NEI PIU’ ELEMENTARI DIRITTI CIVILI E POLITICI. PROPRIO PERCHE’ IN MATERIA ECONOMICO-SOCIALE GARANTIVA SOLO QUEI DIRITTI DELLA PROPRIETà E QUINDI DELL’IMPRESA (come è ancora oggi nella vetero Costituzione americana), DIRITTI DELLA PROPRIETA’ E DELL’IMPRESA CHE, IN VERITA’, IN TAL MODO SI DIMOSTRANO E SI CONFIGURANO ANCOR PIU’ COME POTERI.                                                                               SICCHE’ IN QUANTO POTERI SONO ANCHE UN DIRITTO (LA PROPRIETà PRIVATA DEI MEZZI DI PRODUZIONE è UN DIRITTO se e quando e perchè è UN POTERE, tanto che, in senso contrario, DOVE NON ERA UN POTERE NON ERA NEANCHE UN DIRITTO). Cosa lapalissiana che  CGIL E PCI SAPEVANO NEGLI ANNI FINO alla metà dei ’70 E NON SANNO PIU’ OGGI.

 

Tanto che DA POMIGLIANO A MELFI A MIRAFIORI CI SI E’ OPPOSTI A MARCHIONNI, CHE GLIELE DAVA, DICENDOGLIENE TANTE E  PIANGENDO E INVOCANDO I DIRITTI DELLA PERSONA: COME SE IL LAVORATORE E LE CONDIZIONI DI LAVORO IN FABBRICA FOSSERO UGUALI O FOSSERO EQUIPARABILI A QUELLE DI UNA QUALSIASI “PERSONA” CHE VIVE NEI RAPPORTI DI DIRITTO CIVILE DELLA SOCIETA’ CIVILE. E COME SE POSSANO ESISTERE DEI DIRITTI SENZA UN POTERE SOCIALE PER CUI NON LO SI RIVENDICA PIU, COME APPUNTO NON SI è FATTO ALLA FIAT E COME ALL’OPPOSTO LO SI FACEVA QUANDO SI ERA VOLTI ALLA STRATEGIA PER DECIDERE E CONTROLLARE I PIANI D’IMPRESA, GLI INVESTIMENTI, L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, L’INNOVAZIONE E IL CICLO PRDUTTIVO, PIANI DI SETTORE, PROGRAMMAZIONE ECONOMIACA NAZIONALE, ECC.; TRAENDO DA CIò ANCHE LA FORZA E LA MOTIVAZIONE COSTITUZIONALE DI RIVENDICARE ED OTTENERE DALLE IMPRESE E PER CONTRATTO I FAMOSI DIRITTI DI INFORMAZIONE.

TANTO CHE AD ES. ANCORA OGGI, ALLA WIRPOOL , EX IGNIS (di cui facemmo come PCI la conferenza di produzione-ci si ricorda delle conferenze di produzione d’impresa e di settore?) dove la CATENA E’ STATA SOSTITUITA CON IL LAVORO AD ISOLA (chi se ne ricorda?), CONSENTE UNA GRANDE INFORMAZIONE E CONOSCENZA DA PARTE DEI LAVORATORI SU TUTTO e su tutto IL CICLO DI PRODUZIONE: cosa che ha lasciato stupito un amico (è nell’indirizzario-mail) opinion-leader ( o come cavolo si chiamano in inglese) del gruppo di valutazione di qualità che si usa fare sia nella pubblica amministrazione che nelle imprese di produzione.

La sconfitta in primis è dovuta al fatto che NON SI RICONOSCE PIU L’ESISTENZA DI UNA RELAZIONE “DETERMINATA” COME QUELLA specifica CHE NASCE ALL’INTERNO DELL’IMPRESA CAPITALISTICA, che è completamente diversa da una relazione piu generale del cittadino “persona” con la società e, quindi, con la concezione a cui si ispira il rapporto tra società e stato tramite il diritto costituzionale e il diritto civile.

Riassumendo quanto detto anche in altre occasioni e che motiva il retroterra della “vera” sconfitta subita alla Fiat, della sua natura e causa, che è l’aver rinunicato a rivendicare poteri per rivendicare diriti della “persona”, rinunicando quindi al potere-diritto del sindacato e dei lavoratori di decidere sulle scelte e il piano dell’azienda.

Dovendo per ciò dire che confondere e mescolare i diritti civili e i diritti dei lavoratori notoriamente tra loro profondamente diversi, in un contesto di generici principi sulla “dignità della persona”, in nome di una cittadinanza “sociale” che nasconde la specificità dell’organizzazione capitalistica rispetto ad ogni altra forma di relazione sociale, mira a due obbiettivi convergenti:

 

a)sollecitare le spinte “irrazionali” a credere che tutte le posizioni sociali siano identificabili in nome di un “diritto naturale” acriticamente inteso e che se fondato sulla dignità anche nell’impresa, dovrebbe legittimare ben più che la garanzia dai licenziamenti, il potere di come concorrere a governare l’impresa parificando i diritti dell’imprenditore, dei dirigenti e dei lavoratori sotto l’asserito presupposto che tali figure siano tutte “persone”; e nel contempo;

 

b) indurre a subire la perpetuazione dello status di soggetto “deminutus” che comunque il lavoratore ha sempre avuto a causa della inconfondibile natura dell’organizzazione d’impresa, per rinunciare a organizzare quel conflitto autonomo senza del quale sarebbe destinata a imporsi incontrastatamente la sovranità dell’impresa.

 

Conseguenza anche dell’abbandono di una valutazione storica e di una teoria del potere dal punto di vista marxiano-comunista; della mancanza di una analisi applicata del punto di vista plebeo e cioè veramente marxista, sia rispetto al partito e allo stato e alla loro storia degli ultimi decenni, di cui il testo che gia è stato visto e messo anche su Iskra in occasione dell’Sss. comunista di Livorno, motiva come diacronica e non solo sincronica, la sconfitta ed i processi in corso, testo sottolina la sconfitta come conseguenza dell’abbandono della strategia costituzionale delle riforme sociali e di struttura e della strategia della programmazione economica democratica e del controllo sociale e politico dell’impresa: donde neanche si rivendica di applicare l’art. 41, per cui la destra può facilmente cancellarlo: anzi, addirittura, c’è chi da “sinistra”, in Parlamento  ha suggerito e proposto un ddl per superare l’art. 41  senza neanche cambiare la Costituzione!!!!!!!!)

“Gaudisseria”, “baldraccheria” o “ciarpame” di tellettual-in che – avvallando il detto il vero marxista è quello che non ha frequentato e non frequenta l’Università dove si distrugge l’unità delle scienze e del pensiero – tra leghe-leghismo e federalismo, hanno dimenticato la questione fondamentale delle forme di potere, del partito e dello stato, dell’analisi delle forme di produzione, dell’organizzazione del lavoro e del rapporti tra poteri e diritti, e sopratutto dimenticandosi della democratizzazione delle DUE GRANDI CENTRALI DELLE FORME DEL POTERE DALL’ALTO che sono : l’IMPRESE PRIVATA E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.

 

Sicché da mosche cocchiere dei movimenti di lotta degli anni 68-75 sono rapidamente diventati i teologi della Teologia della “scarsità di capitale”, dell’insufficienza dell’accumulazione capitalistica, facendo di questa teologia un veicolo dell’Azione politica dei governi di sinistra e di destra ed anche una specificazione sul terreno della distribuzione del reddito, sul terreno delle politiche retributive: per cui tutte le poltiche e la stessa filosofia politica dovevano essere e sono state indirizzate a fornire risorse al capitale e a sostenere i Tassi di Formazione del Profitto (nonostante che i tassi lordi di formazione del profitto fossero prima ancora elevati e poi esponenzialmente crescenti), con ogni mezzo: anche con la estensione del risparmio forzoso sia collettivo (fondi pensione, o di quiescenza aziendale, Tfr, fondi sanitari, ecc.) che individuale (polizze e assicurazioni di vario tipo) rinunciando altresì al controllo del capitale che veniva così usato nelle speculazioni finanziarie anziche negli investimenti produttivi.

 

Nel contempo tacendo (quindi colludendo e legittimando il sistema come usano fare i tellettual.in – sappiamo da Gramsci, Bordieu e Althusser – soprattutto quando il sistema è in crisi e per partecipare ai dividendi sia economici che di potere) quelli che dai tempi della crisi anni-60-70 e da sempre sono i due punti di crisi continua dell’economia capitalistica, due punti tradizionali proprio della Critica Comunista e marxista del capitalismo che la realtà stava ribadendo e confermando:

 

1) che il capitale subiosce una distruzione continua, con una velocità che sembra aumentare nel tempo

2) che la società capitalistica vive e realizza il suo consenso, sempre di più, con e distribuendo Rendite

In tal modo intellettuali e tellettual-in che hanno sbagliato e/o falsificato volutamente tutte le analisi dell’ultimo ventennio, si sono resi corresponsabili di quelli che non possono essere altrimenti definiti che crimini contro l’umanità, umanità letteralmente ridotta a morire di povertà e di fame, se non anche di bombe volte a salvaguardare il profittevole sistema e profitto di pochi sempre più pochi e sempre piu ricchi, mistificando il crimine dietro parole come “globalizzazione” e “competitività” o persino neologismi irrealistici come “guerre umanitarie” e “missioni militari di pace”.

Tutto si tiene e si sostiene e la teoria della prassi comunista è tale solo se sa marxisticamente collegare tutto. Vedendo e osservando la società dal basso e i fatti di oggi – della Fiat, del Governo etc. – nelle loro evoluzione e storia e memoria, altrimenti non si riparte mai e non si potrà capire e riprendere da la dove è stato interrotto il filo di una politica e di una strategia che nessuno può dirci che non funzione: PERCHè NOI IN TANTI L’ABBIAMO VISTA E ABBIAMO VISTO CHE FUNZIONAVA ECCOME, al punto da aver costretto poteri capitalistici e borghesia nazionale e internazionale a mettere in campo operazioni di ogni genere, palesi e occulte, politiche e criminali, per fermarla.

Quel che Spartaco intende è che la vera sconfitta subita alla Fiat era già scritta nell’abbandono della strategia della costituzione per le riforme sociali e per la programmazione (e non già per lo “stato sociale”) ricordata nell’allegato (che forse Alice non ha visto) che quanto prima amplieremo con riferimento al sistema politico e al CARATTERE OGGETTIVAMENTE EVERSIVO DEL SISTEMA DELLE IMPRESE, CHE SONO ISTITUZIONALMENTE CONTRARIE ALLA DEMOCRAZIA

Spartaco (plebeo e “un vero generale, non un Garibaldi” – come disse Marx)

Vedere: RIPRENDERE DAL PCI, LA DOVE E’ STATO INTERROTTO IL FILO DELL’INTERNAZIONALISMO E DELLA PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO SOCIALE DELL’ECONOMIA E DELL’IMPRESA, RILANCIANDO IL SISTEMA SOCIALE E POLITICO COSTITUZIONALE NATO DALLA RESISTENZA, SUPERNADO LA “SINISTRA” E IL SUO ROVESCIAMENTO STORICO E CULTURALE TOTALE ED IL SUO REVISIONISMO STORIOGRAFICO, TEORICO, ISTITUZIONALE E COSTITUZIONALE .

Per capire come si è prodotta l’attuale deriva della democrazia italiana e degenerazione della politica, e vicende attuali come quelle del governo e della politica, della Fiat, del sindacato e dello stato dell’economia, occorre osservare i fatti nel tempo, nella loro evoluzione…. (già inviato per  e-mail in precedenza).

 

Della strategia e della dialettica comunista.ultima modifica: 2011-03-21T00:19:00+01:00da iskra2010
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