Si denuncia l’emergenza democratica, ma si resta divisi sulle prospettive.
Per uscire dal vicolo cieco nel quale è stato portato il Paese, non è realistico sperare in iniziative “dall’alto” (chieste da Asor Rosa, ma comprendenti – come pare evocare Azzariti – anche il recupero di qualche singolo deputato eventualmente “consultato” da Napolitano) che non siano sorrette da una larga ed unitaria mobilitazione popolare “dal basso”, guidata dai partiti e dalle organizzazioni democratiche unite attorno ad un programma minimo..
Nessuno può dimenticare infatti che se la crisi apertasi nella maggioranza con la cacciata dei seguaci di Fini non è giunta alle estreme conseguenze della caduta del Governo, ciò è dovuto, prima ancora che al discutibile atteggiamento del Presidente della Repubblica, alla circostanza che a Napolitano neppure è stato fatto intravedere un’ipotesi politica sulla quale tentare la formazione di un diverso governo.
Quindi, chi voglia veramente liberarsi di Berlusconi deve oggi muovere dalla essenziale constatazione che l’attuale composizione del Parlamento è anticostituzionale perché consente la formazione di governi stabili guidati da chi, con molto meno della metà dei suffragi, si erge ad unica espressione della volontà popolare, contrapponendosi alle altre istituzioni riconnesse dalla Costituzione alla sovranità popolare (Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Magistratura).
Tale è l’approdo anticostituzionale – per taluni scontato per altri meno, ma ormai da tutti ammesso – di quel percorso iniziato con l’abolizione della legge elettorale proporzionale pura (perché priva di rilevanti meccanismi distorsivi) e l’introduzione del “presidenzialismo” a livello locale, promosse da quanti miravano al bipartitismo ed all’alternanza di governi stabili di legislatura, con quanto ne è seguito in termini di perduranti diversità tra presidenzialisti, semipresidenzialisti, neoparlamentaristi e riconnesse questioni di adeguamento dei partiti (tessere, partiti leggeri, primarie)..
Ma allora è alla lotta per la nuova legge elettorale – nella quale finirà col gettarsi con opposti intenti anche Berlusconi assillato dai problemi della sua maggioranza – che bisogna guardare per costruire l’unità delle forze democratiche, considerando in primo luogo che con un ritorno alle garanzie della proporzionale pura tali forze potrebbero rinviare il confronto sulle attuali divergenze ed in secondo luogo che a ciò potrebbero essere interessate anche la Lega ed altre forze della maggioranza.
Avv. Giovanni Chiellini – Comitato per la difesa della Costituzione – Firenze.