Dalla liberazione alla repubblica: così è nata la costituzione italiana

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di Angelo Ruggeri

Ripercorrendo la storia. Propedeutica

 

Domanda. Perché i giovani che “occupano” le piazze del mondo “dinamitando” la politica e il sistema politico bipolare anche italiano e di tutta l’Europa, non si rivolgono agli ex giovani incanutiti vecchi istupiditi, che dalla Rivoluzione hanno costruito la “Sinistra” placata e trapassata?    Risposta.Perché quando il dito dei giovani indica il sociale, loro guardano l’elettoralismo; e quando i giovani anche per tutti noi, indicano l’UOMO, gli ex giovani incanutiti e la “Sinistra” guardano Pisapia e la Moratti, o i Vendola, i Berlusconi, i Bersani, ecc.

 

Il quadro in cui si inseriva la costruzione e la nascita della Repubblica italiana, è caratterizzato dal bisogno di cancellare definitivamente il fascismo e la guerra, di dare pratica attuazione agli ideali di pace e giustizia dei popoli, di fondare per la prima volta in Italia, la democrazia. Grazie sia agli scioperi e alle lotte operaie del 1943-44-45, sia all’introduzione del proporzionale (che cancellato dal fascismo nel 1923, e dalla “Sinistra” nel 1993) nelle amministrative del marzo ’45, sia con la proclamazione in aprile della Festa della Liberazione (festa che nessun altro Paese ha, in alcuni dei quali e solo molti anni dopo, come in Francia negli anni 50, si è introdotta come festa della “fine della guerra”), l’Italia era già, per vari aspetti, unademocrazia più avanzata (che diverrà nemica delle forze capitalistiche che denunceranno come il “caso italiano” di “democrazia avanzata”, appunto), prima ancora di diventare una Repubblica col referendum istituzionale del 2 giugno 1946, propugnato inprimis da Togliatti già quando sbarcò a Salerno dicendo” prenderemo per il bavero il Re e la monarchia e li porteremo davanti al popolo e chiederemo: popolo, cosa ce ne facciamo? Decidi tu”.

 

Dalla Liberazione alla Repubblica, e però una fase in cui sembra utile calarci con l’analisi di quel contesto anche internazionale. Un fase, appunto, di quello che è il fondamentale ma sottovalutato “processo costituente” 1943-48, detto anche “quinquennio rivoluzionario”, iniziato con gli sciopero operai del marzo 1943, e non già dal 25 luglio, come fanno alcuni. Questo sta a sottolineare, ancora una volta, l’importanza della identificazione delle fasi – che può cambiarne il significato – nella storia (così come della cronologia ), denunciando quindi anche la mistificazione che è stata fatta da chi ha pure usato la falsificazione della Rizzoli, casa editrice borghese e conservatrice, che ha tradotto “Il secolo degli estremi” di Hobsbawm titolandolo “Il Secolo breve“. Usato anche, anzi, soprattutto dagli ex giovani vecchi istupiditi che dalla Rivoluzione hanno costruito la “Sinistra” placata e trapassata, che (loro non i padroni capitalisti per i quali la continuità della politica, dell’economia e delle crisi capitalistiche è fuori discussione) hanno preso sul serio come “Secolo breve” terminato e sepolto. Anzi, aggiungendoci del loro, pretesero antistoricamente, che col Secolo finito nel 1989, fosse avvenuta la “chiusura definitiva del 900”, da cancellare anche dalla sola memoria.

 

Fatto si è che in tal modo, per un intero ventennio (come il fascismo) il dibattito è stata appiattito sulla congiuntura, su un presente senza passato e quindi senza futuro, ruotando attorno ad una data: il 1989, crisi del socialismo reale; che favorì chi poi fece altrettanto con l’11 settembre 2001: così appiattendosi su due date il congiunturalismo della filosofia politica degli ex giovani vecchi instupidi, valse ad accreditare un “pragmatismo” espressivo dell’egemonia culturale di stampo anglosassone, che è stata decisiva sia per spingere l’Italia ad introdurre le istituzioni di libero mercato che l’Italia ha avuto solo dai governi Amato e Ciampi in poi, con privatizzazione e liberalizzazione; e per quel golpismo tecnico continuato delle “riforme istituzionali” e della Costituzione. A cui anche tali ex giovani vecchi istupiditi non hanno voluto sottrarsi, proponendo le proprie, convergenti con le altre. Insomma, occultando dietro la ipostatizzazione degli eventi ruotanti intorno alla crisi del “socialismo reale” e alla reazione anglo americana al terrorismo, la portata del reale processo storico (pre e post) e rotto il nesso irrefutabile tra filosofia politica e storia e quindi tra la politica e la cultura, smarrendo il senso della storia e del diritto internazionale, assieme ai molteplici aspetti delle convivenza universale e delle implicazioni dell’articolazione tra occidente ed oriente ad essa interna ed interna ad una teoria della globalizzazione, volta ad imporre anzitutto con l’oppressione di un potere di classe ovunque, i contenuti di un dominio espressivo dell’imperialismo sia politico che economico, che l’intervento armato “di pace” e la guerra “umanitaria” esplicitano in modo più eclatante, sotto la spinta aggressiva e imperialista del capitalismo finanziario.

 

Pensando di chiudere definitivamente con il 900 e quindi con la democrazia sociale e antifascista italiana, hanno continuato nell’errore fatto quando sul terreno sociale e politico si è creduto di poter scindere dagli anni ‘80 e seguenti dalla fase immediatamente precedente (un particolare da quella 1966-79, perché comprendeva anche il più grande tornante di lotte di classe della storia d’Italia, che si voleva cancellare anche dalla sola memoria).

 

I nostri ex giovani incanutiti e vecchi istupiditi, quando si preparavano a vivere “partivano”, ma il loro treno si è fermato in aperta campagnaquando, appunto, dalla Rivoluzione hanno costruito la “Sinistra” placata e trapassata .

Dicevano “Non è ammissibile…” oppure “Il proletariato non lo permetterà…”

E poi invece, eccoci qua: hanno accettato ogni cosa. Ora sono dei “tengo famiglia”, fanno quel che occorre modestamente e si guadagnano il pane con la politica , hanno la macchina, una casa, una moglie e dei bambini. Ma con un sol colpo d’ala la Speranza li ha abbandonati. Ripudiano Marx, che diceva“LA COSCIENZA E’ SEMPRE IN RITARDO” ma o perché non l’hanno mai letto o capito o dimenticato, lo prendono alla lettera per cui CREDONO DI ESSERE SEMPRE COSCIENTI PERCHE’ SONO SEMPRE IN RITARDO.

Per questo ad essi non si rivolgono i giovani che occupano le piazze del mondo, che invitano a non votare ne la Destra ne la Sinistra perché non percepiscono alcuna differenza, che rivendicano il superamento del bipolarismo sistema del capitale voluto e introdotto dalla “Sinistra”; non possono rivolgersi a loro trapassati dalla Rivoluzione al parlamentarismoda comunisti alla “Sinistra” individualistidal proporzionale al maggioritario, dal pluralismo al bipolarismo presidenzialista, personalistico e codino (come le primarie che gli ex giovani incanutiti anno aggiunto in più), PERCHE’ IL DITO DEI GIOVANI INDICA IL SOCIALE GLI EX GIOVANI INCANUTI e LA “SINISTRA” PLACATA E TRAPASSATA GUARDANO L’ELETTORALISMO.

 

Ma SOPRATTUTTO PERCHE’ QUANDO I GIOVANI IONDICANO L’UOMO (come anche Aden Arabia, l’Uomo che non ha mai tradito e di cui celebreremo il suo ritorno nelle prossime mail) LORO GUARDANO LA MORATTI E il PISAPIA (o Berlusconi e Vendola e Bersani, ecc.), che oltretutto è avvocaticchio incolto della già da sé incolta borghesia milanese (all’opposto di suo padre, che era borghese ma di grande cultura generale e non solo avvocaticchia). Per cui anche “vincere” non è certo come – al tempo – vincere con uomini di grande cultura popolare, come un grande uomo del popolo quale Petroselli (cancellata la memoria alcuni diranno: chi è costui?).

 

Tutto ciò è solo un ultima derivazione dell’antiscentifica idea che si potesse liquidare una fase storica come quella del 900, specie se essa è stata contrassegnata dall’incidenza che – a raggera, e variamente – ha avuto la lotta dei comunisti nel mondo poiché è retaggio dell’uso delle categorie marxiane dal 1848 in poi, la tendenza divenuta egemonica dopo la caduta del fascismo, e con la Liberazione, la Repubblica e la Costituzione, di proporre e trasformare gli istituti fondamentali dell’organizzazione socio-economica e politico-istituzionale tramandati dalla borghesia capitalistica in cui si è inserita e subalternata la “Sinistra” placata e trapassata, che è spirata mormorando un ultimo Si! al personalismo elettoralistico borghese.

 

Eppure, Labriola e gli storici, avevano avvertito che non si può misurare la storia, le generazioni, gli avvenimenti politici, l’economia, ecc. col metro convenzionale del tempo astronomico. Infatti da un secolo all’altro, dagli anni 1880 ad oggi, e in realtà “Il secolo lungo” del 900, che consente di cogliere in tutta la sua quelli che da allora ad oggi sono gli anni dell’imperialismo e del suo grande protagonista: il capitale finanziario con ’affermarsi della sua aggressività e di tutte le sue spinte verso la guerra, anche quella più sporca come la guerra “umanitaria.

Ciò nonostante, telletual.in e gli ex giovani incanutiti e vecchi instupiditi, vollero affermare che si era non ad una nuova fase, ma ad una cesura della storia: ignorando che la storia delle classi in lotta tra loro ha fondamento nel marxismo e lascia tracce indelebili contro il “continuismo” ideologico della borghesia su cui si è costruita “la “Sinistra” placata e per “farla”, si doveva “cancellare il 900”. Con una iperbole che inconsapevolmente per alcuni e consapevolmente per altri, si pone non solo contro l’esperienza del socialismo, ma persino contro l’esperienza di lotta, nel fuoco della guerra contro il nazi-fascismo, della fondazione della democrazia per la prima volta in Italia, della Repubblica democratica-sociale fondata sul lavoro, della Costituzione. E ancor più contro il senso che ha avuto l’esperienza di quanti (alleati o meno dei comunisti) si sono posti contro la dittatura politica del fascismo “primo grande partito organizzato della borghesia” (Togliatti), come fase della dittatura del capitalismo finanziario, cioè del grande protagonista dell’imperialismo, che dalla sua nascita ad oggi non si è mai fermato. E ancor oggi lo vediamo in azione e dominare economicamente, politicamente e militarmente il Mondo, i Paesi e i popoli delle colonie, c.d. ex coloniali, e non solo. Il mondo del capitale finanziario, cioè quella “simbiosi del capitale bancario col capitale industriale”(Lenin), dove non si riesce e non si può più distinguere l’uno dall’altro. Un mondo dove con la personalizzazione, i legami personali tra consigli di amministrazione delle società anonime per azioni, delle imprese finanziarie e industriali sono resi sempre più simbiotici, anche con “scatole cinesi” che contengono tutto, anche e specialmente i mass media. Donde il famigerato errore della Tobin Tax con cui qualche prezzolato o decerebrato pensa – come se fossimo ancora al prima della nascita del capitale finanziario – che ci si possa schierare a favore di una fazione del capitale contro un’altra, mentre sono indistinguibili tra loro.

Donde, anche, la famigerata personalizzazione della politica che anche così si adegua, si subalterna al capitale finanziario, cioè all’economicismo specchio e prodotto dal politicismo, cioè della esasperata personalizzazione della politica elettoralistica, presidenzialistica e codina (quanto le stesse primarie), dove per quanto sopra e non a caso emergono come politici candidati a guidare i governi e la “Sinistra”, industriali e finanzieri, magari liberali-libertari-libertini, come – per fare un es. attuale – gli Strauss-Kahn (buon erede di un Mitterand detto “principe fiorentino” a cui bisognava a baciare la mano inginocchiandosi) degni rappresentanti di una “Sinistra” peggiore di quella che nel 1914 votò i debiti di guerra e fini di essere parte del movimento operaio. Degni rappresentanti del liberale- libertinismo che vige nelle stanze del FMI come in quelle della BCE, nei centri di potere del capitalismo finanziario e nelle ville dei capitalisti di ogni Paese; e della apologetica dei diritti umani, civili e individuali assunta da tutta la Sinistra(tutta), in nome del quale si pratica “l’uccidi” umanitario. Scartando ogni ipotesi e strada politica o diplomatica e perseguendo l’uccidi anche individuale, del capo di un nemico che volubilmente cangia a secondo l’interesse del momento, bombardandolo con gli stessi aerei avanzati e costosi che ha rifiutato e che solo tre settimane la Francia voleva che acquistasse e a cui aveva rifiutato la possibilità di sondare ed esplorare le sue enormi riserve di Gas.

 

E pensare eravamo la democrazia più avanzata e che con i comunisti, le forze politiche e sociali del movimento operaio e democratico erano le più forti e le più agguerrite ed avanzate e ad esse guardavano come un esempio, da ogni parte del Mondo. Già da quando tra Liberazione e Repubblica è nata la nostra Costituzione.

 

Di fronte alla obliterazione della storia e anche della memoria che vive l’elettoralismo e il personalismo politicista della politica, sembra utile ripercorrere l’analisi del quadro è nata la Repubblica italiana e si inseriva il lavoro della Costituente che diversamente da oggi aveva il mandato proporzionale della sovranità popolare per costruire la democrazia, e non per delegittimare la democrazia come avviene oggi col personalismo bipolarista e maggioritario.

 

La grave situazione economica pesava grandemente su tutti, ma con differenze sensibili tra le varie parti del paese. Come la “prima guerra”, anche la “seconda” favorì lo squilibrio tra Nord e Sud a vantaggio del Nord, dove l’apparato industriale restò quasi intatto, l’elettricità fu salvata al 90% contro solo il 45% del Mezzogiorno.

Tra i problemi più gravi vi era la questione della stabilizzazione monetaria. Essa poteva essere affrontata con una politica liberista, oppure con un intervento pubblico imperniato sul cambio della moneta e una imposta straordinaria progressiva sui patrimoni, per ridurre la massa monetaria circolante colpendo chi aveva speculato durante la guerra.

La scelta era naturalmente di carattere politico e faceva parte della lotta aperta tra le forze che volevano conservare la continuità dello Stato ereditato dal prefascismo e dal fascismo e la struttura sociale esistente, e chi voleva rinnovare radicalmente.

Questo contrasto ebbe nelle questioni istituzionali, di cui la Costituzione era l’elemento centrale, la sua prima manifestazione più evidente, collegata alle questioni dei rapporti con gli alleati, del trattato di pace e dell’indirizzo di politica economica.

La possibilità d’azione delle forze politiche era però limitata dalla volontà e dagli interessi delle potenze vincitrici e dalla situazione politica internazionale, dal cui ambito, allora come oggi, non può essere estrapolata la lotta politica italiana e le questioni istituzionali. Anzi, la situazione internazionale appare oggi viepiù come l’elemento trainante delle cosiddette “riforme istituzionali”, che chiaramente mirano a portare l’Italia nel quadro della “governabilità” occidentale dominata dal capitale industriale e finanziario europeo e americano, da cui l’Italia era riuscita a diversificarsi all’epoca della nascita della prima Repubblica, sotto l’aspetto di un impianto istituzionale e costituzionale diverso da quello a cui oggi ci richiamano continuamente in nome dell’Europa, per cancellare definitivamente quello che Agnelli e la Fiat, fin dalla metà degli anni ’70, hanno denunciato come “il caso italiano”.

 

La caduta del fascismo e del nazismo

Nonostante che al principio dell’estate del ’45 la capitolazione del Giappone fosse sicura, Truman, subentrato a Roosevelt dopo la morte, decise di sganciare la bomba atomica, forse per evitare l’intervento sovietico contro il Giappone che Stalin aveva promesso a Roosevelt e Churchill a Yalta, in cambio dell’acquisizione, tra l’altro, delle isole Kurili che oggi il Giappone reclama.

La Bomba fu, in ogni caso, un momento importante nel processo che portò rapidamente all’inizio della guerra fredda, soprattutto con la dura intransigenza adottata da Truman. Tale politica antisovietica e anticomunista unanimemente rilevata dagli studiosi, non può essere attribuita solo alla volontà personale del Presidente, ma posta in relazione con i problemi nuovi della diplomazia americana al termine del conflitto.

A Potsdam, nell’estate del ’45, vi furono ancora molti accordi tra gli alleati, tra cui il mantenimento dell’annessione all’Urss delle Repubbliche baltiche, che non è stato solo il prodotto dell’accordo Ribbentrop-Stalin, come falsamente si è fatto credere. Tali accordi erano il risultato dell’andamento della guerra e della grande avanzata dell’esercito sovietico, che servì a Stalin per eliminare il cosiddetto “cordone sanitario”, che le potenze capitalistiche avevano imposto all’Urss fin dal 1918, con il sostegno ad una larga fascia di Stati dominati da forze antisovietiche e anticomuniste. Tramutandolo invece in una fascia di Stati governati da amici dell’Urss, anche se fatta eccezione per la Jugoslavia dominata dai comunisti, erano tutti governi di coalizione. I partiti comunisti erano assolutamente esigui, eccetto che in Cecoslovacchia dove, non a caso, anche dopo l’Urss, per anni i comunisti hanno raccolto consensi elettorali superiori a quelli del Pds in Italia, pur non avendo cambiato il nome e nonostante le responsabilità per il regime.

 

Importa notare che l’aspetto politico-militare dell’egemonia sovietica era nettamente prevalente, almeno in origine, sull’aspetto politico-rivoluzionario. Solo dopo l’inizio della guerra fredda questi paesi assunsero un carattere che, secondo lo schema staliniano, si definiva socialista. Quindi motivato ancora con ragioni politico-militari, collegate allo scoppio di quella vera e propria guerra che è stata quella cosiddetta “fredda”.

Nonostante il carattere prevalentemente militare-difensivo della zona Est dell’Europa, essa fu temuta da moderati e conservatori occidentali come prodromo di una più vasta espansione e come tale salutata favorevolmente non solo dai comunisti, ma da tutte quelle forze di sinistra che, in Occidente, auspicavano una profonda trasformazione sociale e l’opposizione a tutte le forze conservatrici che andavano aggregandosi attorno agli Stati Uniti e al “nuovo ordine internazionale”, da essi globalmente perseguito.

In realtà, la politica estera staliniana, sebbene non priva di qualche velleità espansionistica ereditata dalla vecchia Russia zarista, non intendeva, chiaramente, oltrepassare i limiti raggiunti con la vittoria sul nazismo. Troppo evidente era infatti la situazione d’inferiorità dell’Urss rispetto agli Usa, sia nel campo militare che ancor più economico. Tant’è che Stalin pretese che gli stessi partiti comunisti si adattassero ad agire in funzione esclusiva della sopravvivenza politico-militare dell’Urss, intesa come “potenza”.

Comunque la situazione in Europa era già allora caratterizzata dalla contrapposizione tra l’Est e l’Ovest controllato da inglesi e americani, poi principalmente da questi ultimi. La già netta prevalenza americana divenne più forte quando, nell’estate del ’45, Londra dovette chiedere un prestito americano a cui gli Stati Uniti, preoccupati da qualsiasi esperienza di sinistra anche moderata e dalla vittoria laburista, imposero l’accettazione di misure commerciali capestro e degli accordi istitutivi del Fondo Monetario Internazionale, strettamente controllate dal governo Usa.

L’accettazione di queste condizioni fu il punto di partenza per la sottomissione del capitalismo inglese alle direttive di quello americano e per l’inserimento del governo britannico nella politica, già allora “globale”, degli Stati Uniti.

Fatto sta che, alla fine del ’45, gli Usa costituivano la più grande concentrazione di capacità produttive e di potenza militare che mai si fosse vista sulla terra. Erano gli unici in grado di esercitare in tutto il pianeta la loro “leadership”, senza che nessuno potesse veramente contrastarli.

La tendenza all’egemonismo mondiale era del resto da tempo una necessità del capitalismo americano.

L’egemonia americana

“L’obiettivo degli Stati Uniti era quello di riorganizzare il mondo in modo che gli interessi americani potessero commerciare, operare e trattare profitti dovunque, senza alcuna restrizione. Su questo tra i dirigenti americani c’era unanimità assoluta… e stabiliva la portata delle future opzioni politiche. Gli interessi americani avrebbero potuto operare soltanto in un mondo costituito da nazioni capitalistiche stabili e politicamente fidate, in un mondo che garantisse il libero accesso alle materie prime essenziali. Un ordine universale di questo genere escludeva l’accesso della sinistra al potere e richiedeva, in ogni parte del globo, un controllo politico di carattere conservatore e in definitiva subordinato” (J. E G. Kolko, Gli Stati Uniti nel mondo dal ’45 al ’54, Einaudi, 1975).

 

Per questo era viva da molto tempo nella classe dominante americana che controllava l’opinione pubblica, non solo l’ostilità verso il socialismo in ogni forma, ma verso tutti coloro che si proponevano di modificare il quadro del tradizionale bipartitismo, che è la massima forma della “partitocrazia”, inferiore solo al sistema del partito unico. Una forma “garantistica” per la “governabilità” del capitale, fondata sui cosiddetti “diritti di cittadinanza” che non poteva non influenzare il quadro istituzionale dei paesi occidentali sottoposti all’egemonismo americano. Così infatti è stato anche per tutti i paesi dell’Europa occidentale, con la eccezione solo della Francia e dell’Italia che, non a caso, erano i paesi in cui operavano i due più forti partiti comunisti, protagonisti della guerra di Liberazione antifascista.

In entrambi questi paesi prese forma una Costituzione non “governativistica”, ma parlamentare, fondata sul pluralismo politico e sociale garantito dalla proporzionale, anche se in Francia, per la forza della coalizione conservatrice guidata da De Gaulle, questa resistette pochi anni, mentre in Italia, grazie anche alla forza e all’abilità del Pci di Togliatti, essa ha resistito e dura ancora oggi.

La tendenza egemonica degli Stati Uniti, quindi anche culturale, non trovava ostacoli se non in parte dall’Unione Sovietica, anche se le sue forze erano di gran lunga inferiori non solo per i trenta milioni di morti (contro i soli 400 mila americani) durante la guerra, ma per gli enormi danni che le sue zone industriali e agricole più ricche avevano subìto.

Nonostante il bipolarismo (Est – Ovest) fosse nettamente squilibrato a favore degli Stati Uniti, tuttavia, anche per i fatti nuovi dell’indipendenza indiana e della rivoluzione cinese pur contrastata da Stalin, che aprirono la stagione dell’emancipazione dei popoli coloniali, una certa dialettica nel mondo non poteva essere impedita, rendendo più difficile il progetto di egemonia politica ed economica degli Stati Uniti nel mondo.

 

Il caso italiano

In particolare i Costituenti italiani poterono sfruttare alcuni principi che erano stati codificati nella “Carta dell’ONU”. Partendo dalla tendenza a dare orientamento finalistico al diritto degli stati, allo scopo di mantenere la pace non solo evitando la belligeranza, ma sviluppando relazioni fondate sull’uguaglianza e l’autodecisione dei popoli, poterono avvalersene per elaborare una Costituzione che, benché non socialista, ma almeno coerentemente democratica e antifascista, creava con strumenti istituzionali conseguenti la possibilità di una crescita progressiva della democrazia sociale, come è poi avvenuto fino al ’75, con possibilità di avviare una fase di transizione.

 

Da quei principi che subordinavano la stessa libertà d’impresa all’interesse sociale collettivo ha preso proprio l’avvio, non a caso, il lavoro del “gruppo di Milano” (1963) diretto da Miglio, con la motivazione che se anche si poteva accettare tutto, non si poteva però accettare che la libertà d’impresa fosse condizionata e sottoposta ai fini d’interesse sociale che prescrive l’attuale Costituzione.

Da questo sono partiti i teorici delle cosiddette “riforme istituzionali” per sottoporre a revisione la Costituzione, che oggi rischiano di arrivare al loro esito nefasto anche perché, caduti i paesi del cosiddetto “socialismo reale, è venuta meno una dialettica mondiale, oltre che interna, che ha rilanciato il programma egemonico del capitalismo e le forme del potere anglo-americane. Programma che nonostante i limiti dell’emancipazione coloniale e le distorsioni antisocialiste del sistema di potere autoritario dell’Urss, era stato oggettivamente ostacolato e in parte limitato da questi e deviato su obiettivi europei parziali e locali come lo “stato assistenziale” c.d. “sociale”.

Riportare l’Italia nel coro della “governabilità” europea occidentale e di una omogeneità delle forme di governo, atte a garantire “forme stabili e politicamente fidate” nell’ambito del “nuovo” ordine internazionale monopolare, era precisamente una esigenza del capitale finanziario e industriale internazionale e non è un’esigenza della democrazia, come si vede dall’attuale crisi.

Le circostanze che portarono alla nascita di una Costituzione come quella attuale, che permise di dare coerenza al principio della sovranità popolare mettendo il Parlamento in posizione non subordinata al governo come è avvenuto negli altri paesi occidentali; che porta a riconoscere il diritto di sciopero e quindi il conflitto di classe e la dialettica sociale; ad affermare il principio proporzionale garantendo il pluralismo e una vera dialettica, senza di cui non esiste la democrazia, rivelano la forza e l’abilità con cui i Costituenti italiani, e in particolare i comunisti e cattolici sociali, seppero operare anche in condizioni internazionali sfavorevoli in cui lo stato d’animo prevalente, in Europa occidentale, favoriva l’accettazione dell’egemonia americana.

Depongono nello stesso tempo a sfavore di una Sinistra che oggi non sa più trovare né la forza, né l’abilità dei comunisti e delle forze democratiche e sociali, per contrastare le forme di governo e di potere del BIPOLARISMO di origine anglo-americana, salvaguardando forme minime di autonomia e di dialettica democratica. È una ragione in più, tra le tante altre, per opporsi strenuamente agli “sbreghi” e a riscritture che lungi dal migliorare in senso democratico il testo del ’48, lo peggiorerebbero regalando alle forze conservatrici e reazionarie una vittoria che non riuscirono ad ottenere dal 1945 in poi. 

Dalla liberazione alla repubblica: così è nata la costituzione italianaultima modifica: 2011-06-01T00:08:00+02:00da iskra2010
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