Confronto modello Costituzione –Italia e quello UE

 

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di Angelo Ruggeri

 Il Modello della Costituzione italiana… dalla parte “istituzioni” affidata al gruppo d’Albergo-Scatturin-Ruggeri ed altri del libro, ampiamente diffuso nelle scuole superiori e università, “Nerosubiancol’energia a colori”, coordinato da Agostinelli e Valota.

 

Modello della Costituzione

 

in alto

IL POPOLO

(cittadini, organi e movimenti)

elezioni, referendum

 

subito sotto

il PARLAMENTO,

 

      poi a scendere e sullo stesso piano

      GOVERNO PARLAMENTARE            —————————à     DECENTRAMENTO POLITICO

(governo e Parlamento in posizione paritaria)   ß————–      (Regioni e Autonomie locali)              

 

Governo Parlamentare che poi si articola e vede sotto ordinati ad esso e sullo stesso piano

CONSIGLIO DEI MINISTRI          e          ASSEMBLEA E COMMISSIONI Parlamentari

 

      e a scendere ancora sotto il Consiglio dei ministri

Presidenza del consiglio                      Ministeri

 

ed infine sottoposti a questi e alla “Assemblea e alle Commissioni Parlamentari” e alle “Regioni ed Autonomie locali” ci sono gli

 

Enti Pubblici economici, sociali e di ricerca

  …e il suo snaturamento

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Il Parlamento non è più il co-protagonista del Governo Parlamentare ma è stato trasformato in sede di legittimazione del Governo ed in luogo di ratifica delle sue decisioni. La differenza costituzionale fra maggioranza governativa e maggioranza legislativa è cancellata. RISULTATO: il processo reale delle decisioni è posto fuori dalla sovranità popolare con: – i Comitati interministeriali che assumono compiti di governo di fronte al Parlamento; – gli Enti pubblici formalmente subordinati ma che in questo contesto settoriale sono PIU’ FORTI dello stesso Governo e che per di più, negli ultimi 15 anni, con privatizzazioni ed aziendalizzazione sono gestiti con criteri privatistici e sono solo formalmente pubblici. 

Nell’attuazione della politica il CIPE (C. Interministeriale programmazione economica inventato dal socialista Ruffolo oggi DS, senza che ciò fosse previsto dalla Costituzione, istituito col primo centro-sinistra Legge 685/67, poi definita da uno stesso e altro giurista socialista “sotto legge” che col Cipe ha esautorato oltre che il Parlamento lo stesso governo, dopo che col Piano Pieracini, affermando il primato del governo sia sul Parlamento che sulle autonomie locali e sociali con al c.d. “programmazione centralista”, si era “consacrato una situazione analoga a quella che si ha e si è avuto solo con l’operare del maggioritario”), rappresenta il punto più evidente della separazione che esiste tra Organismi che dirigono l’economia e il popolo e la sua rappresentanza. E’ questo, per altro, il modello che ha teso ad essere sempre più riprodotto, per analogia nelle istituzioni regionali e locali (il che non è meno ma più grave ancora, perché la partecipazione sociale si realizza nel territorio oppure non è, ed è nel territorio che si avverte maggiormente il contrasto tra forme istituzionali e di potere verticiste e domande e bisogni sociali a cui queste dovrebbero, non solo saper rispondere e corrispondere, ma anche saperle rappresentare nel processo e nel percorso istituzionale dal basso verso l’alto, passando per le Regioni e fino al Parlamento nazionale) 

Il CIPE non è investito di responsabilità ma fa parte di un gioco di specchi che rende quasi inafferrabile il responsabile della decisione. Per questo il governo, si dice che, è diventato una sede di rappresentatività implicita, per cui  va bene che si eleggano i parlamenti, ma siccome i governi derivano dal Parlamento, si finisce quasi col sostenere che i Parlamenti servono solo per eleggere i governi, come il popolo serve solo per eleggere il Parlamento nel momento del voto, per cui si dice che il governo  assuma una sua propria e implicita rappresentatività. 

Il che è falso  in via di fatto e di diritto perché già si dice che è distante il Parlamento dal Paese, figuriamoci quindi quante distanze aggiuntive si devono calcolare verso gli esecutivi, e poi verso i comitati interministeriali e poi  verso gli enti vari: è questa la crisi di rappresentatività che ha provocato un sempre maggiore distacco della politica dal Paese e del Paese dalla politica. 

Ed è falso perché è solo un accreditamento della teoria liberale dello stato in base al quale è stato costruito lo Stato costituzionale primitivo, mentre essendo che la nostra C. è fondata sulla volontà popolare, la teoria dello stato democratico non può che opporsi a quella dello stato liberale, a cui torna la c.d. Costituzione Ue che, anzi, recede persino rispetto alla c.d. “civiltà giuridica” liberale.                                                                                          

La “cupola” di potere del progetto di “Trattato” approvato per acclamazione in Convezione.

Il sistema di potere “a castello” della cosiddetta “costituzione europea”, dominato da poteri monocratici e a sua volta dominato dalla “costituzione economica” e dai poteri monocratici di “casa BCE”.

L’antitesi tra democrazia e Unione, e tra la Costituzione italiana e quella cosiddetta “europea”.

Con i “modesti progressi della convenzione la UE non è avanzata…e si accontenta del mercato” ha giustamente osservato il quotidiano francese Le Monde (“Ma gli europei vogliono più integrazione? 4/5/04). Eppure. Eppure se entrasse in vigore il testo di “Trattato” proposto dalla Convenzione e pomposamente chiamato “Costituzione europea”, di colpo il governo italiano diventerebbe quello di una Regione, e la Regione un Comune. E il Comune?  Un Ente dedito a multare chi getta un sigaretta per terra, come ha già anticipato la giunta leghista di Varese, e forse un Ente dedito all’arredo urbano, ma solo se un lontano “Centro” più o meno “federale” da cui è reso dipendente, gli concederà le risorse necessarie.Un Centro che, va dall’alto al basso in una mera gestione del bilancio “pubblico”, nei suoi molteplici piani continentale/statale/regionale/municipale, che non si misura con la natura del potere istituzionale dominante nel sistema sovranazionale/internazionale del capitale, identificabile nella simbiosi tra BCE e FMI e Banca Mondiale da un lato e Commissione Europea e Consiglio Europeo dei “capi” di governo dall’altro lato, cura gli interessi di imprese private che detengono, ( e ne hanno controllo esclusivo) le risorse dell’accumulazione privata. A fronte di una UE dotata solo di un Fondo strutturale, a cui l’Italia versa 10 miliardi di Euro; più altri 1,3 miliardi che l’Italia versa all’Inghilterra per una clausola speciale da questa voluta come “prezzo” per la sua  “adesione”. Questo in conferma del ruolo speciale, di controllo esterno, che ha “l’Inghilterra fedele agli Usa”, in una “Unione” innestata sull’asse Francia/Germania, donde gli incontri a tre di questi, di cui ci si “scandalizza” come se ciò non fosse fondante e parte integrante della storia dell’Unione” o “Comunità”.

 

Non è perciò infondato dire che solo chi odia la sovranità popolare, solo chi non ha a cuore la democrazia o è un suo  nemico giurato o non ne conosce i “fondamentali”, avendo a disposizione una C. come quella italiana e un quadro istituzionale  che questa sancisce, può arrivare a condividere o ad accettare o a non contrastare e nemmeno a discutere il “progetto” di Trattato UE detto  “Costituzione europea”. 

Si vedrebbe meglio con un disegno. Si capirebbe più facilmente con una tavola come quella che a suo tempo facemmo per illustrare  la differenza tra il “Modello della Costituzione italiana” e il suo snaturamento operato con le forme del potere di fatto praticate per le decisioni in materia economico sociale ed energetico/ambientale (1). 

“Modello” istituzionale e di potere previsto dal “Progetto” UE che – peggio che nel sistema sovietico ove era comunque previsto il voto e come nel sistema fascista in cui il voto era formalmente precluso – i c.d. convenzionali “non hanno votato” ma approvato “per acclamazione” per decisione imposta dal Presidium non del Politburò ma della Convenzione UE, come attesta un suo “esperto”, il Prof. Ziller (“La nuova costituzione europea”, pagg. 116-123). 

Al vertice di tale sistema istituzionale “europeo” la c.d. Costituzione Ue mette TRE ORGANI MONOCRATICI e CINQUE ORGANI COLLEGIALI di cui TRE DI NATURA  PRESIDENZIALISTA.  

I tre organi monocratici sono uno di vecchio e due di nuovo conio: in una Ue che si dice “politica”, invece che abolito, viene confermato il “vecchio”  PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA” che ha il potere di revocare ogni singolo commissario – come è proprio del presidenzialismo – e che viene candidato a maggioranza qualificata dai capi di stato o di governo (art.26). A questo la Convenzione propone di aggiungere il “PRESIDENTE DEL CONSIGLIO EUROPEO” (art. 21) eletto in seno dai Capi di Stato o di Governo, e il “MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI DELL’UNIONE” confusionariamente delegato a funzioni di “rappresentanza esterna” per le materie relative alla “politica estera” e “alla sicurezza comune”, che sono, per altro, le materie di cui è titolare l’altro organo monocratico. 

In tale verticismo presidenzialista si collocano poi i cinque organi collegiali.

Oltre al PARLAMENTO (art. 19) e alla CORTE DI GIUSTIZIA (art.28), i tre di natura presidenzialista, cioè un organo di vertice come il “CONSIGLIO EUROPEO” composto dai capi di stato o di governo degli stati membri” (art.20). Un altro organo di vertice con “funzione legislativa” come il “CONSIGLIO DEI MINISTRI”, composto da un rappresentante nominato da ciascuno stato… il solo abilitato ad impegnare lo stato membro che rappresenta” (art.22) ed un organo tecnocratico come la “COMMISSIONE EUROPEA” che rappresenta, esprime e “promuove “l’interesse generale” (sic) europeo e adotta iniziative appropriate a tal fine. Inoltre è la stessa Commissione – cioè un esecutivo – che “assicura l’applicazione della Costituzione e vigila sull’applicazione del diritto dell’Unione sotto il controllo della Corte di giustizia” (art.25),  in cui per ciò il Presidente della Commissione europea che la domina è, contemporaneamente,  una specie di “capo di governo” e “capo di stato” garante della “costituzione”.

Un sistema di potere “a castello” a sua volta dominato dalla “costituzione economica” vigente e culminante nei poteri “esclusivi” relativi alla moneta unica (art.29, n.1), concentrati nel potere monocratico del “governatore” della Banca Centrale Europea e, nei singoli stati, dei governatori delle Banche centrali a loro volta sottoposti al governatorato del capo della BCE: un potere dominante dei poteri del mercato e delle imprese imperniato su una BCE giuridicamente irresponsabile verso qualsivoglia organo elettivo o istituzione politica, del tutto “indipendente nell’esercizio dei suoi poteri e nelle sue finanze e i governi degli Stati si impegnano a rispettare questo principio”, “dotata di personalità giuridica”, di “diritto esclusivo” circa l’Euro ”(art.29, n.3) e di potere dominante nel campo della “politica monetaria” (art.29, n.1) e delle politiche economiche generali e dei prezzi (art.29, n.2) (Reprint tratto da un articolo scritto il 6/6/04 per Indipendenza n.16, luglio 2004) 

Mattinale 21-12-05: Nel momento in cui, finalmente, scopriamo come D’Alema si è fatto la barca grazie ad un lesing di Fiorani (che una foto sul Tempo di oggi ritrae sulla barca di D’Alema con lo stesso) ora il pericolo per Bankitalia è che diventino governatore Amato o Draghi, due della terna protagonista – con Ciampi – di tutte le privatizzazioni degli anni 90 e di quelle norme  bancarie che oggi, dopo il caso Fazio,  ci si propone di modificare. Inizialmente si pensava alla nomina governativa, sentito il Parlamento, poi si è cambiato, dopo un incontro del governo con Ciampi, a detta di un giornale radio delle ore 11 circa. Così ora la proposta Tremonti è che sia il governo ad avere il potere di proposta, sentito non più il Parlamento, ma il consiglio di Bankitalia, lasciando la nomina formale al Capo dello Stato, col Parlamento che continua ad essere e a fare da platea o parlatorio come è da sempre nello stato di democrazia politica liberale e come è stato ridotto in Italia col maggioritario e le “riforme istituzionali” volte al premierato e cancellierato e a cancellare il governo parlamentare della Costituzione.

1) Nerosubianco. Riflessioni a colori su energia e società, pagg. 245-246, Cgil regionale Lombardia: il Modello della Costituzione  vede in alto IL POPOLO (cittadini, organi e movimenti), e subito sotto il PARLAMENTO, poi a scendere GOVERNO PARLAMENTARE (governo e Parlamento in posizione paritaria) con e sullo stesso piano DECENTRAMENTO POLITICO (Regioni, Autonomie Locali); GOVERNO PARLAMENTARE che si articola e vede sotto ordinati ad esso e sullo stesso piano Consiglio dei ministri, Assemblea e Commissioni  Parlamentari; e a scendere ancora Presidenza del consiglio e Ministri e Enti Pubblici sottoposti anche ad Assemblea Parlamentare e a Regioni ed Autonomie locali.

 

 

Confronto modello Costituzione –Italia e quello UEultima modifica: 2012-01-20T08:44:00+01:00da iskra2010
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