Il metodo Fornero 1 e 2…

Il metodo Fornero 1: per tutti noi

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Elsa Fornero

 

11/04/2012

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Lavoro: la truffa del reintegro 

Bruno Tinti

Non avrei mai pensato di rivolgere al presidente Monti e al ministro Fornero la stessa domanda (retorica) tante volte fatta a B&C: ma ci siete o ci fate? E invece… L’art. 14 comma 7 del ddl sulla riforma del lavoro (Tutele del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo) dice: “il giudice che accerta la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo (sarebbe il licenziamento per motivi economici) applica la medesima disciplina di cui al quarto comma del medesimo articolo” (il reintegro). E, poco più avanti: “nelle altre ipotesi in cui accerta che non ricorrono gli estremi del predetto giustificato motivo, il giudice applica la disciplina di cui al quinto comma”. Che consiste nel dichiarare “risolto il rapporto di lavoro con effetto dalla data del licenziamento e condannare il datore di lavoro al pagamento di un’indennità risarcitoria onnicomprensiva” (l’indennizzo).


TUTTO RUOTA intorno a due paroline: “manifesta insussistenza”. Cosa vogliono dire? In linguaggio comune è semplice: il fatto posto alla base del licenziamento non esiste; perciò il lavoratore va reintegrato nel posto di lavoro, poche storie. Ma, per un giurista, l’insussistenza senza aggettivi è cosa diversa dall’insussistenza “manifesta”. Il giurista si chiede: ma perché questi hanno sentito il bisogno di scrivere che l’insussistenza deve essere “manifesta”? Un fatto o sussiste o non sussiste; quanto sia complicato accertare che esista non incide sulla sua esistenza, solo sulla difficoltà della prova. Per capirci meglio, un assassino va condannato sia che lo si becchi con il coltello sanguinante in mano, sia che la sua responsabilità emerga dopo un complicato lavoro di indagine (movente, alibi, testimonianze etc). Dunque, pensa il giurista, questi hanno scritto “manifesta insussistenza” proprio per differenziare questi casi da quelli in cui c’è l’insussistenza semplice; e per differenziare il trattamento conseguente, reintegro nel primo caso, solo indennizzo nel secondo.


Come tecnica legislativa non è una novità. Quando, in un processo, si solleva un’eccezione di illegittimità costituzionale, il giudice la accoglie solo quando la questione non è “manifestamente infondata”. Se è sicuro che la legge è conforme alla Costituzione, respinge l’eccezione. Insomma, solo quando il giudice ha qualche dubbio sulla costituzionalità della legge (o, naturalmente, quando è sicuro che sia incostituzionale), chiede alla Corte costituzionale di valutare. Ne deriva che la Corte non riceve tutte le questioni di illegittimità costituzionale ma solo quelle che i giudici ritengono “non manifestamente” infonda-te. Può darsi che tra le altre, quelle che il giudice ha respinto (sbagliando), ce ne fossero di fondate; ma la loro fondatezza non era “manifesta”; e quindi…


Tornando all’art. 18, siccome i criteri di interpretazione giuridica delle leggi questi sono (art. 12 del codice civile), ne deriva che il giudice potrà reintegrare il licenziato solo quando, da subito, senza indagini, senza prove, “manifestamente” appunto, è sicuro che il motivo economico non sussiste. Se invece dubita, se per decidere deve acquisire prove, allora niente reintegro. E cosa al suo posto? Ma è chiaro, l’indennizzo. E infatti Monti-Fornero lo dicono espressamente: “nelle altre ipotesi”, cioè quando l’insussistenza del motivo economico va accertata con una normale istruttoria dibattimentale (prove, testimonianze, perizie ), quando dunque non è “manifesta”, di reintegro non se ne parla. Magari alla fine salterà fuori che il motivo economico non c’è; ma, siccome è stato necessario un vero e proprio processo per rendersene conto, niente reintegro, solo un po’ di soldi. Da qui derivano tre conseguenze micidiali.


LA PRIMA: il reintegro per motivi economici non ci sarà mai. Davvero si può pensare che un’azienda licenzi con motivazioni che da subito, senza alcun dubbio, “manifestamente”, si capisce che sono una palla? Se anche la motivazione economica è infondata, sarà certamente motivata bene; e quindi sarà necessario un normale processo, come si fa sempre. Solo che, a questo punto, l’insussistenza del motivo economico, anche se accertata, non è “manifesta”; e il lavoratore non potrà essere reintegrato. La seconda: i giudici saranno in un mare di guano. Perché, in alcuni casi, l’insussistenza del motivo economico ci sarà; ma, per essere sicuri, un po’ di istruttoria va fatta. Un giudice non può dire: “È così’”. Deve motivare perché è così; e per questo è necessaria l’istruttoria. Ma, se la fa, addio reintegro. Mica male come dilemma. La terza: a seconda dell’interpretazione che il giudice darà del concetto “manifesta insussistenza” gli diranno che è uno sporco comunista o uno sporco capitalista. Della serie: “Se la mente del giudice funziona, la legge è sempre buona” (Snoopy sul tetto della sua cuccia). “Certo che con questi giudici… ; anche le leggi migliori, che il sindacato si è ammazzato per ottenerle (o che il governo si è dannato per scriverle), non funzioneranno mai. La responsabilità per gli errori dei magistrati, ecco quello che ci vuole”.


Ma, a questo punto: davvero Camusso & C, Bersani & C, a tutto questo non ci hanno pensato? O si sono accontentati di una (finta) dimostrazione di forza, del tipo: “Abbiamo costretto il governo etc etc; guardate come siamo bravi”?

Il metodo Fornero 2: per loro

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Silvia Deaglio Figlia del Ministro Fornero guardate il mio curriculum

Feb 08 

LA POLEMICA SUL POSTO FISSOSilvia Deaglio: «Per me parla il curriculum»
La figlia del ministro Fornero: «Io, già condannata da un blog. Non devo giustificarmi con nessuno»

MILANO – «Voleva un appuntamento per parlare di genetica umana?».
Veramente sono un giornalista e volevo incontrarla per parlare di lei, di posti fissi, di illusioni e del ministro sua madre….


«La ringrazio ma non voglio parlare di nulla. Con nessuno! Il mio curriculum è pubblico e non c’è nulla da aggiungere».


Silvia Deaglio, 37 anni, ha un tono gentile ma fermo. La figlia del ministro del Welfare Elsa Fornero è un professore associato alla facoltà di Medicina dell’università di Torino. La stessa università nella quale insegnano la madre-ministro e il padre, Mario Deaglio, economista e giornalista. Ma, fatto importante nell’Italia di Parentopoli, non sono tutti e tre nella stessa facoltà o dipartimento.

LA CARRIERA – Una carriera accademica perfetta e un profilo prestigioso quello della figlia del ministro. Nata nel 1974, Silvia Deaglio, a soli 24 anni è già laureata in medicina, dunque con ben quattro anni d’anticipo rispetto alla categoria degli sfigati elaborata dal sottosegretario Michel Martone. (La) Deaglio si è specializzata in oncologia nel 2002 e ottiene un dottorato in genetica umana nel 2006. Nel 2005, appena conseguito il Master e mentre svolge un dottorato in Italia, la giovane professoressa, ottiene un incarico presso il prestigioso Beth Israel Deaconess Medical Center di Harvard, il celebre college di Boston. Poi diventa responsabile della ricerca alla Hugef, una fondazione che si occupa di genetica. Alcune sue ricerche sono state finanziate dalla Compagnia di Sanpaolo, fondazione che è la prima azionista della banca Intesa Sanpaolo, di cui sua madre era vicepresidente.

 

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Il ministro Elsa Fornero con il marito Mario Deaglio durante l’inaugurazione dell’anno Accademico a Torino (Ansa)

 LA VICENDA – E ora che la mamma è ministro, proprio quando i pulpiti in Italia tornano a contare, c’è il grosso rischio che le eventuali «colpe dei genitori ricadano sui figli».

Quali colpe?

Quelle frasi, «l’articolo 18 non è un tabù» oppure «chi promette il posto fisso promette illusioni», pronunciate dalla Fornero che ora rischiano di ritorcersi contro la figlia. Aggiungete anche la battuta del ministro dell’Interno Cancellieri, «i figli vogliono il lavoro accanto a mamma e papà», ed ecco servito esattamente il quadro familiare di Silvia Deaglio. E in Rete monta la polemica: «Come? Ma perché non lo racconta alla Fornero che ha figlia e marito negli stessi corridoi…». Oppure: «Posto fisso illusione? Ma perché non lo dice a sua figlia che di lavori ne ha due!». Dunque, le politiche del lavoro di un grande paese industrializzato finiscono dentro un dibattito che somiglia sempre più a un mero calderone polemico pieno zeppo di battute «equivocate» o «espresse male» e ad una caterva d’improperi rabbiosi e ironici.

E Silvia Deaglio non ci è finita dentro volontariamente…
«Beh, tanto volontariamente no – ride al telefono -. Non penso che ritrovarsi in questa situazione possa far piacere a qualcuno».


Sua madre dice testualmente: «Mia figlia è in grado di difendersi da sola, ne ha tutti i mezzi». Lei come risponde alle critiche?


«Che non sono interessata a ribattere a persone che ti hanno condannata così, sulla base di un blog. Quindi ripeto: le mie pubblicazioni sono accessibili, il mio curriculum idem. Dopodiché io non devo giustificarmi di fronte al mondo».
Il posto fisso per lei era un’illusione?


«Credo che sia evidente dal mio curriculum che ho sempre lavorato sia in Italia che all’estero e che ho fatto parte di tutti gli step di una carriera accademica. Adesso basta, la saluto e buona giornata».


Ovviamente è amareggiata?
«Davvero non voglio parlarne. Perché non è che io sia dispiaciuta o pazzamente felice… solo non lo ritengo un argomento interessante. E spero che prima o poi tutti questi lettori di blog lo ritengano meno interessante».


Quindi i ministri tecnici parlano tanto e i loro figli invece restano zitti e muti…


«Non è il mio mestiere parlare con i giornalisti. Io parlo attraverso i lavori scientifici e di argomenti scientifici».
Ma su Internet si mette in dubbio anche la validità delle sue pubblicazioni: «Troppe 61 in sei anni per essere serie…».


«Intanto le pubblicazioni sono 93. E se lei guarda la mia prima pubblicazione risale al gennaio del 1996, quindi non sono ristrette in sei anni. Sono forse sedici anni?»


Ma perché rifiutare la possibilità di difendersi?


«Io non devo giustificarmi né con lei né con nessuno. Davvero una buona giornata». Clic.


Nino Luca da corriere.it

Il metodo Fornero 1 e 2…ultima modifica: 2012-04-14T09:31:00+02:00da iskra2010
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