Il potere politico della Banca Centrale Europea – Berlusconi ci ruba il copyright: che D’Alema debba andare a lavorare l’abbiamo detto noi.

IMG_3605b+logoMOWA.jpg foto MOWA

da Angelo Ruggeri

Bisognerebbe interrogarsi di più sulle finalità e le rispondenze di questa istituzione. Significativo è, ad esempio, quanto ha scritto Paolo Savona(Corriere della Sera, 25 aprile 2001) in risposta ad un articolo di elogio della BCE di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (ancora Corriere della Sera, 23 aprile 2001), in cui si ricordava che “l’indipendenza della BCE è uno dei cardini dei trattati europei”. Paolo Savona,nel ‘dare merito’ ai due economisti di aver attirato “l’attenzione su un punto della nuova costituzione economica, quella implicita nel trattato di Maastricht, che l’elettore italiano non ha mai votato” (ma per cui Ciampi ed il centrosinistra invitavano ed invitano ad aderirvi ugualmente), criticava le loro proposte di “estendere la cessione di sovranità monetaria includendo la vigilanza bancaria”. “Tutte le organizzazioni sovranazionali, BCE compresa, portano avanti lo slogan –perché altro non è– secondo il quale se si dà loro maggiore potere, possibilmente senza vincoli democratici, le cose andranno meglio”, scriveva Savona, definendo questa tesi “una pia illusione” ed aggiungendo clamorosamente che “l’euro è dominato dagli andamenti del dollaro e del mercato globale, e la sua sovranità è già espropriata senza che la BCE o il sistema europeo delle banche centrali abbiano saputo dare una risposta al problema”.

Parole che dovrebbero far meditare, ma che sembrano non essere recepite non solo da chi auspica un superamento del capitalismo e dell’imperialismo, ma persino dagli stessi esponenti delle classi dominanti nostrane. Si provi a leggere, ad esempio, ciò che ha dichiarato al Corriere della Sera Tommaso Padoa Schioppa, rappresentante italiano della BCE. Il 20 dicembre 2004 è intervenuto per difendere il patto di stabilità e il vincolo di bilancio del 3% stabilito a Maastricht, spiegando che il vincolo è “virtuoso” dato che costringe a privatizzare e tagliare la spesa sociale (sanità, pensioni, eccetera, quelli che il banchiere chiama “sprechi”) e soprattutto per aumentare la quota di risorse che viene spostata dalle entità economiche di diritto pubblico sanitarie e pensionistiche, alle entità economiche di diritto privato, cioè al sistema di intermediazione capitalistica dei fondi privati. La Borsa, di fatto dominata da istituti finanziari statunitensi, ne ha bisogno. E i funzionari della BCE e delle Banche centrali nazionali se ne fanno garanti, nel mentre l’economia ristagna in tutti gli Stati europei e l’Euro balla al ritmo voluto dal dollaro.

Con esponenti del “grande capitale” di tal fatta, non deve meravigliare che il Trattato di “Costituzione europea” sia ogni giorno “santificato” dalla sinistra e dal presidente della Repubblica, l’ex governatore di Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, senza che venga espresso alcun ripensamento su come le normative europee abbiano spinto allo smantellamento dell’apparato produttivo statale (e di imprese anche strategiche) e privatizzato europea), i governi italiani hanno abbandonato ogni politica industriale ed economica in nome del liberismo europeista e di una mistificata ed inesistente Europa. La conflittualità intercapitalistica, lungi dall’essere superata, ha portato l’Italia ad essere penetrata dal grande capitale dell’Europa continentale e soprattutto “colonizzata” da quello statunitense, appoggiati dai rispettivi Stati. La sinistra politica e sindacale, in parallelo al proprio abbandono di ogni concezione classista e di lotta al potere d’impresa, ha non solo abrogato ogni teoria e analisi del capitale, ma persino dimenticato che il capitalismo esiste solo nella forma obbligata della concorrenza. Ma qui torniamo al punto della incultura della sinistra per mancanza di teoria, oltre che di identità sociale.

 

Berlusconi ci ruba il copyright: che D’Alema debba andare a lavorare l’abbiamo detto noi.

Non è una cattiveria, come sembrerebbe, dalla stampa, nell’Italietta del 2000. E’ un ragionamento politico. Quando una volta erano “rivoluzionari di professione” lavoravano molto più di chiunque altro, e guadagnavano anche poco, quando guadagnavano (non D’Alema che comunque non ha mai fatto niente, e che non ha contribuito a costruire nulla di quel partito comunista gramsciano-togliattiano che, con la “banda di Ariccia” di Occhetto, ha invece decisamente contribuito a distruggere: cosa che comporta minore fatica).

Ma ora, oggi, quei funzionari e funzionarucoli di provincia, che ci stanno a fare? Che ci sta a fare D’Alema? A telefonare e a fare i giochi di potere nelle stanze: a intrigare per fare fuori Natta, e poi per fare fuori Occhetto, e poi per fare fuori Prodi, e poi per far fuori Veltroni, e viceversa.

Da tempo l’abbiamo detto. Da almeno 10 anni. Non ha più senso. Debbono “tornare”, anzi, per alcuni come D’Alema, debbono “andare” a lavorare. Sarebbero meno pericolosi. E D’Alema, forse, imparerebbe finalmente qualche cosa di diverso dal cinismo e dal veleggiare (certo che in casa del padre – destra amendoliana del Pci – deve averne viste di porcherie, fin da piccolo, per essere arrivato a non credere più in niente: “poverino”).

 

Straordinario: per D’Alema le questioni umane non riguardano la politica, ma la coscienza e meritano solo risposte “private”.

La riprova che quelli come D’Alema sono pericolosi ed è meglio che vadano a lavorare, l’abbiamo avuta quando D’Alema ha distinto tra “questioni umane” e “questioni politiche”. Il fatto è che lui si crede davvero intelligente, perché altri, del suo livello, lo credono tale, in quanto bene esprime la mediocre concezione e livello della politica e dei politici attuali. Infatti, nella sua inintelligenza, è stato subito seguito dalla “corte dei miracoli” degli ulivi, dei girasoli e delle margherite, dai Rutelli alle Grazia Francescato, fino ai più colti ed esimi esponenti dell’alta intellettualità e cultura della “sinistra elettorale”, come Piero Folena (nonché da Berlusconi). Sicché è uscito che le “questioni umane, non sono questioni politiche; non meritano risposte politiche ma private, che riguardano la coscienza individuale”. Di Grazia, se la politica non si occupa delle questioni umane di che cosa si occupa? La risposta per costoro è semplice: di spartizione del potere. Meglio i Lanzichenecchi. Almeno tra un sacco e l’altro servivano un paese.

 

C’è un tempo in cui i pagliacci debbono essere cacciati dal campo.

Citiamo a memoria il filosofo:“la politica è quella cosa che procede dalla coscienza all’azione per affrontare e risolvere le questioni umane, e per evitare che gli uomini debbano rubare la legna o dormire sotto i ponti. Altrimenti diventa affare e interesse privato”. Nel caso, nessuno potrà negare che allora, in questo campo, Berlusconi è il meglio. Infatti.

Il potere politico della Banca Centrale Europea – Berlusconi ci ruba il copyright: che D’Alema debba andare a lavorare l’abbiamo detto noi.ultima modifica: 2012-07-08T10:15:00+02:00da iskra2010
Reposta per primo quest’articolo