Dens dǒlens 67 – Giornalismo d’operetta.

 

IMG_2626+logoMOWA.jpg foto MOWA

di MOWA

Il giornalista è, forse, una delle migliori professioni in circolazione perché dà diverse opportunità a chi la pratica, si passa dall’analizzare i fenomeni sociali (economici, finanziari, politici, musicali, sportivi, ecc.) all’essere, in modo un po’ narcisistico divulgatori delle proprie idee.

Il mestiere del giornalista è, dunque, quello dell’ “amplificatore” che, nei fatti, si contrappone/sovrappone/interpone, con i propri elaborati (scritti o verbali) ad altre “spinte” cultural-ideali e che, se praticato con nobiltà, può diventare un vero e proprio ruolo rivoluzionario.

Il mestiere del giornalista ha anche, però, come nei medicinali, diverse “controindicazioni” che sono determinate, spesso, dalle aspirazioni di chi si avvicina a questa professione…

Quindi succede, a volte, che una delle professioni più appaganti, perché sviluppa ragionamenti intellettualmente impegnativi (o, almeno, così dovrebbe essere!) diventi un vero e proprio mercimonio di idee ed il giornalista si appiattisca sulle richieste della “proprietà del quotidiano” o della “televisione”. A questo punto avviene una capitolazione e quanto annunciato prima “va a farsi benedire”

Non possiano e non vogliamo dimenticare le immagini del film di Sidney Lumet “Quinto potere” dove la figura dello stralunato giornalista televisivo (interpretato da Peter Finch) era diventata una vera e propria “macchina da guerra” che serviva per plagiare le persone e le notizie avevano assunto una tale forza da “addomesticare” interi strati sociali.

Memorabile la frase-sfogo: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!”

Quanto affermato sopra è riferito, soprattutto, a quei giornalisti che fanno il “doppio mestiere” e cioè: giornalista/spia (1) (2), giornalista/lacchè, giornalista/prossenetista, giornalista/prestanome, sino al giornalista/consulente di guerra per apparati militari (3), trascurando, quindi, la professione originaria. Questo lo si vede, soprattutto, purtroppo negli “scandali” che vanno dalle sentenze giudiziarie fino ai “documenti”, riferiti alla stessa categoria che sono stati desecretati dagli Stati. Tali documenti fanno apparire, ormai inaccettabile anche per i più moderati questo tipo di “giornalista”.

L’ultima “novità” di diffamazione a mezzo stampa è quella ad opera di Alessandro Sallusti (4) che è stato per questo condannato. Tale condanna ha scandalizzato i suoi colleghi “benpensanti” e li ha portati a prendere le sue difese, anche se le notizie da lui diffuse sono false come quelle degli “untori”. In questo modo viene dimenticata, completamente, la parte debole, quella che ha subito e che non ha la stessa forza dirompente, sull’opinione pubblica, di quella di un direttore di giornale. Tutto ciò lascia comprendere come la categoria si sia trasformata in una lobby ed abbia travisato la “mission” deontologica che deve, prima di ogni altra cosa, “appurare la veridicità della fonte” altrimenti… giuste le conseguenze giudiziarie.

Invece: difesa della categoria tout court! arrivando, inspiegabilmente, sino al Quirinale.

Per Sallusti la situazione si ingarbuglia e peggiora, ancor di più, quando arrivano, puntuali, le dichiarazioni in Parlamento dell’ex giornalista (in quanto “cacciato” dall’Ordine perché era la fonte “Betulla” del SISMI), ora “onorevole” PDL, Renato Farina che si prende la paternità dell’articolo che ha fatto condannare Sallusti.

Dopo la condanna e l’intervento di “Betulla” diventa obbligatorio porre alcune domande al direttore Sallusti ed ai suoi colleghi “benpensanti”:

Come faceva lo stesso direttore ad essere ignaro su “chi fosse” l’autore dell’articolo condannato?

Come mai un ex giornalista “cacciato” dall’Ordine dei Giornalisti aveva spazio per scrivere sul quotidiano?

Scartando, ovviamente, l’ipotesi che il direttore Sallusti fosse disinformato su chi era realmente Renato Farina è legittimo pensare che, forse, abbia avuto pressioni per farlo scrivere sulla testata ed allora da chi e perché?

Ai colleghi “benpensanti” del sig. Sallusti, suggerirei di non chiedere la modifica del Codice Penale (art. 595 e ss. – diffamazione) ma di porsi, invece, questa domanda:

“Come mai il Quirinale si interessa così “spudoratamente” al caso?

Dobbiamo supporre che vi siano interessi comuni tra le parti?

… ed in questo caso quali?”

Voglio ricordare al direttore del quotidiano “il Giornale” che anche un suo predecessore (Indro Montanelli) si prese una condanna perché aveva scritto diffamando gli agenti della Polizia Locale di Milano e per questo fu condannato con l’obbligo di risarcire quelle centinaia di “vigili” che avevano chiesto giustizia. (5)

Aiutiamo quei colleghi “benpensanti” ed amici di Sallusti ad informarsi riportando a futura memoria l’art 57 c.p. al link dell’Ordine dei Giornalisti (http://www.comunicazione.uniroma1.it/materiali/11.13.22_Reati%20attinenti%20alla%20professione%20giornalistica.pdf) sulle responsabilità del direttore… e a questo punto chissà che non ci ripensino… perché la libertà di stampa è un’altra cosa!

 

Note:

1) Dens dŏlens 19 – Giornalisticamente parlando!

http://iskra.myblog.it/archive/2011/06/25/dens-dŏlens-19-giornalisticamente-parlando.html

<<…L’esagerato disincanto di costoro lo si avverte quando “scoprono” che i cosiddetti “poteri occulti” sono le stesse persone che, fino al giorno prima fornivano “informazioni” sullo stato delle cose siano esse politiche, finanziarie, ecc. … mai e poi mai avrebbero pensato che fossero così vicini, così terreni e capaci di architettare tali nefandezze.

Non sanno, forse, costoro che le loro testate sono, spessissimo, sorrette da soggetti che appartengono a quel mondo?

Un mondo che vive di sotterfugi, di bugie, d’inganni e che, gradualmente, educa in tal senso!

Viene alla mente “Il Giornale Nuovo” che l’autore de “Il libro nero degli Stati Uniti” – William Blum, ex funzionario del Dipartimento di Stato USA- annovera tra quelli molto vicini alla CIA! (pag. 181) Tanto vicino che aveva tra i suoi cronisti l’inquietante Michel Ledeen… >>

2) Dens dŏlens 5 – “Spia, spia non sei figlio di Maria!”

http://iskra.myblog.it/archive/2010/09/20/dens-dŏlens-5.html

<<…in uno degli attuali inside della politica odierna del PDL, l’ex “compagnoGiuliano Ferrara, (vedi: http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=7506) […] Chissà se Giuliano covava già allora il germe collaborazionista con la CIA?>>

<<…Poi, ahimè, ci sono anche quelli di serie “C”.

Quelli che non sanno che pesci prendere pur di racimolare qualche soldo e celebrità.

Quelli come il giornalista Renato Farina. Il linkhttp://forum.telefonino.net/showthread.php?t=266077 ci regala questa bella descrizione: “Nome in codice: “Betulla”. Professione: spia al soldo degli americani contro l´Italia. Copertura: giornalista di un giornale di destra. Vizio: vantarsene anche. È tutta riassunta qui la professione di Renato Farina, ex vicedirettore di Libero e ora ex giornalista, sospeso prima dall´ordine dei giornalisti lombardo e ora radiato da quello nazionale, perché in relazione al caso Abu Omar, è venuto meno alla deontologia professionale. La decisione è stata presa «in accoglimento della richiesta avanzata dal Procuratore generale della Repubblica di Milano».

Dunque, la radiazione dall’albo dei giornalisti, era dovuta ed inevitabile.

Possiamo affermare che l’unica sofferenza di costui sia stata quella di vedersi affibbiato un nome poco da spy, poco macho e non da serie poliziesca, un nome semplice ed erboristico, Betulla… Ora, il tapino, è “costretto”, perché scaricato, a scrivere sui giornali sotto copertura (pardon, pseudonimo) o libri per riabilitarsi (Alias agente Betulla ed. Piemme).

 

La storia delle spie che s’insediano ai più alti livelli delle istituzioni ha, quindi, i suoi ritmi come il pendolo dell’orologio andando o, se volete, passando da destra a sinistra e da sinistra a destra, con tempi sempre uguali e ben scanditi…

ed allora ci si chiede: “Come siamo messi oggi?”…ops, “Dove sono messi?” >>

 

3) Dens dǒlens 33 – Quando le “spie” non servono gli interessi del tuo paese.

http://iskra.myblog.it/archive/2011/10/17/dens-dŏlens-33-quando-le-spie-non-servono-gli-interessi-del.html

<<…La sorpresa arriva, però, dal ruolo avuto dal papà di Paolo Mieli, il militante “comunista” clandestino Renato, il quale, rifugiatosi in Francia per le persecuzioni razziali del fascismo perché ebreo, ha iniziato a lavorare, con il nome in codice di “colonnello Merryl”, per il PWB (Psycological Walfare Branch) inglese con l’obiettivo di manipolare l’opinione pubblica attraverso ogni mezzo comunicativo ed, infatti, venne fondata l’ANSA. Il PWB assumerà nel 1948 il nome di IRD perseguendo lo scopo di evitare, ad ogni costo, l’ascesa del PCI. Probabilmente doveva essere una tradizione di famiglia lavorare per evitare che i comunisti entrassero al Governo, perché, la stessa, è stata perseguita dal figlio Paolo quando ha fatto parte di Potere Operaio che, guarda caso, aveva come nemico principale il PCI, prima ancora della borghesia, perché era il “traditore della classe operaia”.

Oggi, poi, scopriamo che i servizi inglesi finanziarono, e non solo, molte formazioni extraparlamentari tra cui “il manifesto” che, puta caso, voleva presentarsi alle elezioni nei primi anni ’70 insieme a Potere Operaio, l’organizzazione terrorista di cui faceva parte Paolo Mieli.

Tanto era, per gli inglesi, l’avversione alla politica dei comunisti italiani, che, con spregiudicatezza e irresponsabilità, “usarono”, direttamente o indirettamente, varie persone, tra cui Paolo Brichetto (padre di Letizia Brichetto in Moratti), Edgardo Sogno, Roberto Dotti, (tutti dei Comitati Resistenza Democratica di E. Sogno) che fu il tramite, attraverso Mara Cagol, delle BR, Junio Valerio Borghese (ex X Mas -RSI), Luigi Cavallo (ex-PCI), AdrianoBrown”-“RubenOlivetti (industriale), fino a Giangiacomo (“Giangi”)OsvaldoFeltrinelli.

Ricordiamo che il patrigno di “Osvaldo”, Luigi Barzini jr. era, oltre che, al centro di operazioni editoriali del PWB, tra i fondatori del SISI (Servizio informazioni stampa italiana) che pubblicava diversi fogli economici oltre al “Globo”, dirigeva “La Settimana Incom”, collaborava al “Corriere Lombardo” di Milano diretto da Edgardo Sogno e al quotidiano “Risorgimento liberale” che è stato riaperto dall’organismo inglese che ne ha passato la direzione prima a Renato Mieli e poi a Mario Pannunzio.

Ci piace, anche, segnalare come la sorellastra Ludina ricordi “GiangiFeltrinelli: “studente disattento, ribelle e ostile, […] Un fascista arrabbiato. Veste l’uniforme di avanguardista a cavallo, tappezza la casa di manifesti inneggianti al duce, alla immancabile vittoria dell’Asse. […] Ascolta dietro le porte le conversazioni degli adulti, pronto a riferire e a denunciare senza pietà.” (1)

L’obiettivo perseguito da molti era di evitare che, nel 1972, avvenisse l’elezione di Enrico Berlinguer a segretario del PCI anche con azioni violente. Ricordiamo che “OsvaldoFeltrinelli tentò di far saltare il traliccio di Segrate erogante corrente al Palalido di Milano, sede del congresso comunista. Sul luogo dell’epilogo dinamitardo di Feltrinelli, spiega il libro “Il golpe inglese”, vennero trovati sul furgone di “Osvaldo” 300 milioni di lire, da consegnare a Roma ad alcuni esponenti de “il manifesto” per la campagna elettorale di cui sopra.

 

D’altronde, se Ernest Bevin, l’allora ministro degli Esteri inglese, dichiarava: “Se le elezioni politiche del prossimo aprile [1948 ndr] dovessero sancire la vittoria del blocco socialcomunista, le nostre misure sarebbero risultate vane. Di conseguenza, potrebbe essere necessaria una nuova guerra mondiale per liberare l’Italia dal comunismo, così come è già avvenuto per affrancarla dal lungo giogo fascista” cosa ci si poteva aspettare di diverso da parte di questi stolti figuri. O quanto scritto nella quarta parte del rapporto elaborato da B. Crowe, del Foreign Office, del 1976, intitolata: “Intervento sovversivo o militare contro il PCI” – “Questa opzione copre una serie di possibilità: dalle operazioni di basso profilo (come quelle previste dall’IRD) al supporto attivo alle forze democratiche (finanziario o di altro tipo), con l’obiettivo di dirigere l’intervento a sostegno di un colpo di stato incoraggiato dall’esterno.

La cosa avvilente è che costoro hanno avuto come “clienti”: l’on. Carlo Donat-Cattin (DC), l’on. Flaminio Piccoli (DC), l’on. Palenzona (CISL), l’on. Binotti (CISL), il giornalista Grazzini (Corriere Mercantile), il giornalista Gazzo (Corriere del Popolo), l’avv. Umberto Cavassa (Il Secolo XIX), monsignor Pisoni (L’Italia), G. Emanuel (Corriere della sera), E. Rusconi (Oggi), A. Tofanelli (Tempo), il dott. Origlia (ISPI), il dott. Tonelli (Unione industriali- Informazioni industriali), M. Caputo (La Gazzetta del Popolo), M. Pinacci (Rinnovamento Liberale), il prof. B. Leoni (giornalista del PLI, doc. Università Pavia), Michele Serra (La Gazzetta del Popolo), G. C. Re (Il Popolo Nuovo), Donat-Cattin (Segr. Prov. CISL, Lettere ai Lavoratori, Il Lavoratore Fiat), il dott. Chiavazza (Nostro Tempo), Vito Rastelli (La Gazzetta di Reggio), Marcello Morselli (Gazzetta di Modena), Giuseppe Longo alias “Paolo Tarso” (Il Giornale d’Emilia), l’on. Raimondo Manzini (Avvenire), Nereo Fioratti (Gazzetta Padana), Mario Ferrara (Gazzetta di Parma), Anselmo Martoni (CISL), Gualtiero Koch (Radio Rai), Felice Battaglia (rettore Università), Manzini (Avvenire), Alcide Toffaloni (Azione Cattolica), Gibelli (Corriere della sera, Corriere d’informazione), Franco Motta (CISL), De Secly (Gazzetta del Mezzogiorno), Luigi Emery (Giornale dell’Emilia) per citarne solo alcuni…>>

http://internetepolitica.blogosfere.it/2012/09/alessandro-sallusti-condannato-14-mesi-di-carcere-per-diffamazione-a-mezzo-stampa.html

http://internetepolitica.blogosfere.it/2012/09/alessandro-sallusti-condannato-14-mesi-di-carcere-per-diffamazione-a-mezzo-stampa.html

4) http://internetepolitica.blogosfere.it/2012/09/alessandro-sallusti-condannato-14-mesi-di-carcere-per-diffamazione-a-mezzo-stampa.html

5) http://archiviostorico.corriere.it/1999/gennaio/20/offeso_300_ghisa_querelano_Montanelli_co_7_9901202571.shtml

e

http://www.polizialocale.it/aree/stampa.aspx?idt=3&s=4&id=6372 stralcio: <<… con l’articolo di domenica si allunga la lista di coloro che negli ultimi tempi hanno tentato di gettare discredito e disinformazione sulla nostra categoria. In anni recenti, ricordiamo la condanna per diffamazione di Indro Montanelli..>>

 

 

 

 

Dens dǒlens 67 – Giornalismo d’operetta.ultima modifica: 2012-10-02T08:25:00+02:00da iskra2010
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